Hiv, il Papa e il Profilattico
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- 1 Dicembre 2010
Gavino Maciocco
“Con l’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, l’uso del profilattico può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta a una sessualità diversamente vissuta, più umana”.
L’antefatto
Nella sua prima visita in Africa Papa Benedetto XVI, il 17 marzo 2009, rilasciò un’intervista nel corso della quale, a proposito dell’epidemia di Aids, affermò che questa “non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi“. La frase suscitò immediate critiche da parte di governi (Francia, Germania, Belgio, Spagna) e di vari organi di stampa, tra cui riviste scientifiche come Lancet e British Medical Journal.
Proprio nel BMJ si trovava un ponderato commento a cura di D. Kamerow che affrontava vari aspetti della questione, tra cui quello della monogamia, indicata dalla Chiesa, insieme all’astinenza, la via maestra per prevenire l’Aids. “Questa posizione, afferma l’autore, ignora la realtà della vita familiare in Africa sub-sahariana. Dove molta parte della diffusione dell’Hiv avviene all’interno, e non al di fuori, del matrimonio, da mariti infetti che hanno rapporti non protetti con le loro mogli. Se i preservativi non sono disponibili, queste donne sono costrette a fare la scelta “impossibile” tra rifiutare di avere rapporti sessuali con i propri mariti (rischiando di essere stuprate) e consentire di fare sesso (rischiando di rimanere infettate)”. “È ben nota la posizione della Chiesa contro il preservativo, afferma Kamerow, ma ci potrebbe essere una soluzione all’apparentemente irrisolvibile conflitto tra uso dei preservativi e prescrizioni religiose. La soluzione potrebbe essere nel separare le finalità preventive delle malattie dagli effetti contraccettivi.
C’è un precedente al riguardo: molti medici e ospedali cattolici prescrivono contraccettivi orali non per evitare le gravidanze ma per trattare i disturbi mestruali. Al pari, conclude Kamerow, non sarebbe così traumatico da parte della Chiesa cattolica ammettere tacitamente l’uso del preservativo come parte di un ampio programma di prevenzione, per ridurre la diffusione dell’Hiv, anche se solo all’interno del matrimonio”. “Sarebbe una benedizione – concludeva Kamerow – se Benedetto XVI smettesse di sostenere politiche che mettono in pericolo la salute delle persone più bisognose del mondo” ( Vedi il post Africa e Aids. Il Papa e la letteratura scientifica).
Il libro-intervista: Benedetto XVI – Luce del Mondo
Il 20 novembre 2010 irrompe sulle pagine web dei quotidiani, del tutto inaspettata, una notizia Il Papa apre all’uso del preservativo:
“Consentito in situazioni particolari” – (Sottotitolo) Storica svolta di Benedetto XVI che cita il caso delle prostitute:
“Per loro è atto di responsabilità” (da LA STAMPA.it).
Si tratta dell’anticipazione di un brano del libro “Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi”: una lunga e articolata conversazione che Benedetto XVI intrattiene con il giornalista tedesco Peter Seewald.
A pagina 169 Seewald si rivolge così al Papa: “Lei ha dichiarato che in Africa la dottrina tradizionale della Chiesa si è rivelata l’unico modo sicuro per arrestare la diffusione dell’HIV. I critici, anche all’interno della Chiesa, sostengono al contrario che è una follia vietare a una popolazione minacciata dall’AIDS l’utilizzo dei profilattici”.
Dopo aver ribadito che concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità e che il problema dell’Aids non si può risolvere con la distribuzione dei profilattici (“Bisogna fare molto di più”), Benedetto XVI afferma: “Vi possono essere casi singoli giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può fare tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione di HIV. E’ veramente necessaria una umanizzazione della sessualità”.
Interviene ancora il giornalista: “Questo significa, dunque, che la Chiesa Cattolica non è fondamentalmente contraria all’uso dei profilattici?”
“Naturalmente la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale – risponde il Papa, che così prosegue: Nell’uno e nell’altro caso, con l’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta a una sessualità diversamente vissuta, più umana”.
Le reazioni
Fin dal primo momento le parole del Pontefice sul profilattico sono state oggetto di numerose reazioni e di un’analisi puntigliosa. Ci si è chiesti perché egli abbia usato come esempio di caso giustificabile quello della prostituta. Poi si è scoperto che in realtà nella versione originale si parla al genere maschile: prostituto. Secondo il New York Times il riferimento alla prostituzione (omosessuale) maschile non è casuale e intende rafforzare l’argomento che il Papa non cambia idea sull’uso del profilattico a fini contraccettivi[1].
La discussione si è subito accesa. Nel blog dei cattolici tradizionalisti (Messainlatino.it) si poteva leggere un intervento del genere: “Perchè mai ciò che viene reso morale e lodevole ai prostituti, dovrebbe essere negato ai coniugi in cui uno dei due sia sieropositivo? Possibile che non riusciate a cogliere il potenziale demolitore della morale cattolica che è racchiuso in questo stolto argomentare del dottore privato Ratzinger?”
In realtà l’apertura del Papa riguarda proprio la questione delle coppie discordanti che è uno dei problemi centrali dell’epidemia di HIV in Africa e su cui si era già pronunciato (a favore dell’uso del profilattico) il Cardinale Peter Appia Turkson del Ghana[2].
“Siamo in presenza di una svolta reale, o di una delle tante montature mediatiche?, si chiede Vito Mancuso su Repubblica (25 Novembre). Tanto rumore per nulla, o c’ è qualcosa che invece giustifica il clamore? Qualcosa in effetti c’ è, e non è di poco conto: consiste nel fatto che Benedetto XVI ha affermato che per l’ uso del preservativo “vi possono essere singoli casi giustificati”. Anzi, è arrivato a connotare il ricorso al preservativo come “il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità”.
Parole inaudite, nel senso letterale del termine perché nessuno mai le aveva udite, non solo da una mente poco incline alle aperture progressiste come quella dell’ attuale papa, ma da tutti i papi precedenti. Mai un papa, prima di queste dichiarazioni di papa Ratzinger, era arrivato a tanto. Il che comporta anzitutto il mutamento di un principio dottrinale: d’ ora in poi nei documenti del magistero e nei manuali di teologia morale non si potrà più affermare che i preservativi sono un mezzo “intrinsecamente cattivo” e quindi sempre da evitare a prescindere dai fini che si intendono perseguire. (…) La dottrina morale della Chiesa ha registrato una piccola, timida, imbarazzata, ma al contempo chiara e significativa svolta. Nulla di epocale, certo, il direttore della Sala stampa vaticana padre Lombardi ha ragione nel dire che le parole del papa “non sono una svolta rivoluzionaria “. Ci vuole ben altro per compiere la salutare “rivoluzione” di cui ha urgente bisogno la morale sessuale cattolica al fine di giungere a parlare concretamente alla vita degli uomini e liberarsi dall’ ipocrisia di precetti proclamati dal pulpito ma oramai largamente ignorati nelle coscienze”.
Gavino Maciocco, Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Firenze.
- Bonadio R. Pope’s Comments on Condoms Sow Confusion. Nytimes.com, 22.11. 2010.
- Bonadio R, Goodstein L. In Rare Case, Pope Justifies Usa of Condoms. Nytimes.com, 20.11.2010.
E’ molto importante che Salute internazionale diffonda e analizzi le novità contenute nelle affermazioni del Papa. Dinanzi alla nuova posizione del Papa sull’uso del preservativo, anche se poco chiara e ancora oggetto di varie interpretazioni, viene spontaneo dire: “Meglio tardi che mai”. Ma allo stesso tempo, viene anche da chiedersi: quante morti e contagi potevano essere prevenuti se tale opzione pragmatica fosse emersa dieci, quindici o venti anni fa?”
Mauro Serapioni
Centro de Estudos Sociais, Lisbna, Portogallo.
da recenti studi che abbiamo condotto (www.epicentro.iss.it {argomenti di salute- percorso nascita]) è risultato che alla ripresa dei rapporti sessuali dopo il parto 0ltre il 70 % (senza sostanziali differenze tra italiane e straniere) usa metodi per evitare gravidanze indesiderate. se informate al riguardo la percentuale d’uso aumenta considerevolmente. tra quelle che usano metodi, il profilattico copre circa il 40%, i metodi ormonali tra il 20 e 30%, circa il 20% usa metodi cosidetti “naturali”.
la questione non è l’influenza dell’orientamento della morale (absit iniuria verbis) cattolica sul comportamento delle persone, ma sulle scelte delle istituzioni e dei professionisti che è sotto gli occhi di tutti tengono conto più che del bene comune di interessi incoffessabili. nei paesi in via di sottosviluppo la faccenda è devastante, vista la enorme difficoltà a “cercare salute” anche grazie alle politiche criminali della world bank e dell’international monetary fund. michele grandolfo