UK. La crudeltà dello Stato contro i bambini migranti
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- 21 Febbraio 2011
Silvia Guarducci
Dal 2001 è in vigore in Gran Bretagna una legge che prevede la detenzione dei bambini per reati amministrativi di immigrazione. L’indignazione di Lancet, la denuncia dell’organizzazione Medical Justice.
Un recente editoriale di The Lancet [1] esprime la più aperta indignazione per “la vergognosa e continua negazione della salute dei migranti da parte del Regno Unito”, portando alla luce i numerosi problemi di ordine sanitario che emergono dall’attuale politica di rimpatrio degli immigrati senza regolare permesso di soggiorno. Nell’articolo si legge che: “Ogni Nazione che pretende di difendere i diritti umani e proteggere le persone più vulnerabili, ha il dovere di assicurare che le misure di prevenzione e i trattamenti adeguati siano forniti a tutti. Risparmiare nel trattamento di coloro che richiedono asilo politico e i loro figli è semplicemente vergognoso”.
Rientrano in quest’ambito i casi di mancata vaccinazione contro la febbre gialla delle persone espulse e rimpatriate in paesi dove la vaccinazione contro questa malattia è obbligatoria; omissione che rivela, come per incompetenza o disonestà dei diversi attori coinvolti, l’obiettivo dell’espulsione risulti prioritario rispetto a quello di salute. Risale a solo due anni fa la denuncia del caso della donna in dialisi rispedita in Ghana, definito “un’atroce barbarie”.
In questo contesto, si inserisce la denuncia dell’organizzazione Medical Justice: State Sponsored Cruelty: Children in immigration detention ” (vedi Risorse ). Il primo studio su larga scala, nel Regno Unito, che documenta i danni fisici e psicologici causati e aggravati dalla detenzione dei bambini per reati amministrativi d’immigrazione, ed esplora il contesto in cui famiglie, che quasi sempre sono arrivate in Gran Bretagna in cerca di sicurezza o salvezza, vengono invece recluse nei centri di detenzione.

Nonostante le recenti dichiarazioni del Governo di coalizione, che la detenzione dei bambini per motivi di immigrazione verrà abolita a breve, non è ancora stato stabilito né esattamente quando, né in che modo . Persistono pertanto importanti preoccupazioni riguardo al fatto che tale pratica possa invece continuare, insieme con altre misure simili come la separazione delle famiglie (spesso dei bambini dai genitori) o come i “ dawn raid ” che consistono nella pratica delle forze dell’ordine di recarsi la mattina all’alba, a casa degli immigrati, per arrestarli. I “ dawn raid ” vengono effettuati senza dare alcun preavviso, verso le 4 o le 5 del mattino, al fine di cogliere le famiglie nel sonno, per evitare che possano opporre resistenza o tentare di fuggire. Quasi sempre viene usata la forza per entrare nelle abitazioni o per l’arresto e il trasporto delle famiglie che, secondo gli autori del report, sono il bersaglio principale dei raid, perché difficilmente si tenta la fuga quando ci sono bambini.
La detenzione dei bambini per reati amministrativi di immigrazione è stata istituita nel 2001, difesa in numerose occasioni e con varie giustificazioni dai membri del governo che, recentemente, hanno sottolineando come i centri dedicati, siano stati spesso lodati per le strutture indirizzate appositamente all’infanzia, e abbiano assunto personale indipendente a tempo pieno per il monitoraggio del benessere dei bambini 24 ore su 24.
Solo due giorni dopo queste affermazioni una disperata bambina nigeriana di 10 anni è stata reclusa, dopo essere stata prelevata a casa della zia, attraverso un dawn raid . La bambina, terrorizzata dallo stato di arresto in Inghilterra, e secondo i genitori, a rischio di mutilazioni genitali femminili se fosse stata rimpatriata, tre giorni dopo ha cercato di uccidersi tramite strangolamento.
Nel 2009 sono entrati nei centri di detenzione 1039 bambini con le loro famiglie, per un totale di più di 28000 persone.
Nel report vengono descritte nel dettaglio le condizioni di 141 bambini, visitati da medici dell’organizzazione Medical Justice ed esperti indipendenti, reclusi dal 2004 ad aprile 2010, che hanno trascorso una media di 26 giorni ciascuno nei centri di detenzione, con un massimo di 166 giorni per una bambino, suddivisi in più periodi, prima del compimento del terzo anno. Di questi il 48% è nato in Inghilterra e il 62% è stato rilasciato.
L’impatto dei dawn raid
Come già accennato, le famiglie sono da sempre uno degli obiettivi principali dei dawn raid. Molti bambini hanno riferito di aver assistito ad insulti razzisti o atti di violenza verso i propri genitori durante questa metodica di arresto, ed hanno in seguito manifestato svariati sintomi fra cui ansia, attacchi di panico, disturbo post-traumatico da stress e modificazioni permanenti del carattere, che in alcuni casi sono continuati anche dopo la fine della detenzione.
Condizioni durante la detenzione

18 bambini, o i loro genitori, hanno manifestato preoccupazioni riguardo al cibo servito (venivano serviti cibi di scarse proprietà nutrizionali e addirittura scaduti), in 23 casi è risultato che un bambino non ha mangiato per un lungo periodo di tempo. La cattiva qualità del cibo è stata uno dei principali motivi dello sciopero della fame del 2007 a Yarl’s Wood IRC (il più grande centro di detenzione europeo per immigrati) interrotto con la forza.
Violenze durante la detenzione
Diversi bambini hanno assistito a violenza verso altri detenuti e la maggior parte di questi episodi è stata compiuta da individui direttamente impiegati, o che lavorano in nome, del governo inglese, Questi incidenti hanno avuto luogo durante diverse fasi del processo di rimpatrio, ma anche nei riguardi di detenuti che si lamentavano delle condizioni di trattamento durante la reclusione.
Danni fisici e psicologici causati e aggravati dalla detenzione
74 bambini hanno manifestato danni psicologici a causa della detenzione, con sintomi di enuresi notturna, perdita di controllo degli sfinteri, aumento del livello di ansia, rifiuto del cibo, disinteresse e pianto persistente.
34 bambini hanno mostrato segni di regressione dello sviluppo, 6 bambini hanno espresso ideazione suicida, sia durante, che dopo la detenzione, 3 bambine hanno tentato il suicidio. Le conseguenze psicologiche della reclusione sono continuate in molti casi anche dopo il rilascio e alcuni insegnanti hanno espresso preoccupazioni per il peggiorare delle performance scolastiche. Indicativo è il caso di un bambino che tutte le mattine all’alba stava in piedi, in silenzio, guardando fuori dalla finestra, all’ora esatta in cui era stato prelevato dalle forze dell’ordine attraverso un dawn raid .
92 bambini hanno manifestato problemi fisici di salute esacerbati o causati dalla reclusione.
Cure mediche
Dei 92 bambini che hanno manifestato problemi fisici, 50 hanno ricevuto cure inadeguate o insufficienti, in particolare si sono riscontrati errori medici di mancato riconoscimento del bisogno, errori diagnostici e terapeutici e ritardo nei trattamenti. Alcuni bambini non hanno ricevuto un adeguato trattamento del dolore.
Preoccupazioni su vaccinazioni e profilassi dei bambini prima del rimpatrio
Nonostante le linee guida ufficiali sottolineino come un bambino dovrebbe essere immunizzato o essere sottoposto ad un’adeguata profilassi farmacologia, prima dell’ingresso in un paese a rischio (contro ad esempio malaria, tubercolosi e febbre gialla), in 50 bambini l’immunizzazione non è stata effettuata in modo corretto. In molti casi è stata somministrata una profilassi antimalarica non appropriata o addirittura pericolosa dando priorità al rimpatrio rispetto al bisogno di salute.
L’impatto della reclusione sui genitori e l’effetto della separazione delle famiglie
Molti componenti delle famiglie recluse presentavano lesioni e cicatrici compatibili con precedenti torture nei paesi d’origine. Lo stato di prigionia ha provocato o aggravato stati di depressione o disturbo post-traumatico da stress e peggiorato precedenti problemi fisici andando ad influenzare le capacità genitoriali. In molti casi sono stati riscontati dagli esperti esiti sulla salute psicologica dei piccoli.
Raccomandazioni
Il report termina con la raccomandazione al governo di sospendere immediatamente e a tempo indeterminato la detenzione di bambini e famiglie per motivi di immigrazione, in pratica e non solo a parole. Devono essere messe in atto misure concrete per assicurare che in futuro tale pratica non sia ripristinata, e le possibili misure alternative alla detenzione devono essere guidate dall’impegno di perseguire il benessere dei bambini e delle famiglie. Dovrebbe essere effettuata un’inchiesta pubblica per indagare come sia stato possibile che la politica d’immigrazione inglese abbia portato alla reclusione routinaria di bambini, e quali danni questa politica abbia provocato, con la collaborazione delle Organizzazioni Non Governative che hanno lavorato nei centri di detenzione. Sarebbe auspicabile nel frattempo una moratoria sul rimpatrio di bambini e famiglie, per lo meno finché l’inchiesta non sia stata conclusa.
“ Nel produrre questo rapporto – ha scritto nella prefazione il deputato liberaldemocratico Julian Huppert – Medical Justice ha svolto un ruolo essenziale mostrando in che modo i diritti umani sono stati calpestati negli ultimi dieci anni nel Regno Unito. Le rivelazioni sono scioccanti e le raccomandazioni assolutamente convincenti. Il lavoro di Medical Justice merita il più ampio ascolto possible. Sono convinto che più gente lo leggerà, meno probabili saranno i motivi per cui esso è stato scritto”.
Silvia Guarducci, Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Firenze.
Jon Burnett, Judith Carter, Jon Evershed, Maya Bell Kohli, Claire Powell, and Gervase de Wilde. ‘State Sponsored Cruelty’: children in immigration detention. London: Medical Justice, 2010. [PDF: 943 Kb]
Editorial. The UK’s continued shameful neglect of migrants’ health. Lancet 2010; 376: 1438.
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