Chan-ging the WHO: il Consiglio Esecutivo dell’OMS si prepara alla riforma

Come da regolamento, si è svolta ieri la 129a riunione del Consiglio Esecutivo dell’OMS. Il Consiglio si incontra due volte l’anno: il giorno dopo la chiusura dell’Assembla Mondiale della Sanità e, per una settimana, nel mese di gennaio.

In genere la breve riunione post Assemblea è per lo più dedicata a questioni amministrative, ma quest’anno la discussa riforma ha tenuto ampiamente banco, prendendosi quasi tutto il tempo a disposizione. A conferma della rilevanza dell’evento, le delegazioni presenti erano molte più delle 34 che, a rotazione e in base a criteri di rappresentanza geografica, compongono il Consiglio. Il regolamento prevede infatti che tutti i Paesi membri possano partecipare, senza diritto di voto. La stanza era particolarmente affollata anche per la presenza di molti dipendenti dell’OMS: parte della riforma – già in atto – è una dolorosa ristrutturazione del personale, che porterà a breve al licenziamento di oltre 300 persone. Le rappresentanze dello staff OMS avevano richiesto e ottenuto di inserire all’ordine del giorno un punto dedicato, e di leggere un documento in cui – tra le altre cose – si chiama la Direzione a rispondere dell’intempestività con cui le difficoltà economiche sono state riconosciute e affrontate, errore che viene ora pagato dai dipendenti, e in cui si richiede maggiore coinvolgimento e trasparenza nel delicato processo di riforma, ritenuto comunque necessario.
Il terzo punto all’ordine del giorno, dopo l’elezione del Presidente del Consiglio Esecutivo che per quest’anno sarà del Marocco, prevedeva una rapida valutazione dell’Assemblea appena conclusasi. La presenza della Direttrice Generale Margaret Chan, e soprattutto il suo discorso introduttivo, ha però aperto un dibattito molto vivace e partecipato a cui hanno contribuito con numerosi interventi sia Paesi membri del Consiglio (Estonia in rappresentanza dell’Unione Europea, Svizzera, Francia, Germania, Norvegia, Canada, USA, Messico, Ecuador, Cina, Giappone, India, Siria e diversi altri), sia Paesi non membri (soprattutto Regno Unito, Brasile, Algeria, Sudafrica, Zimbabwe, Turchia, Zambia, Senegal).

La proposta della Direttrice Generale, che ha innescato la discussione, riguardava l’atteso “piano d’azione” per realizzare il progetto di riforma. Margaret Chan ha ribadito quanto già affermato in chiusura dell’Assemblea, ovvero di aver ricevuto un “chiaro e inequivocabile appoggio” per l’agenda di riforma, che deve essere “inclusiva, trasparente, e soprattutto guidata dai Paesi membri”. La Chan ha indicato azioni rispetto alle quali sente di aver ricevuto una delega operativa (in particolare sul versante amministrativo e gestionale), altre per le quali sono necessarie ulteriori consultazioni (soprattutto i meccanismi di finanziamento dell’OMS), altre ancora in cui è emerso chiaramente che i Paesi vogliono “sedere nel posto di guida”. Tra queste, la costituzione del controverso Forum Mondiale della Salute, a proposito del quale la Chan è stata molto esplicita nell’affermare di non avere “alcuna intenzione di sminuire il ruolo dei Paesi membri e la loro autonomia nel processo decisionale”, aggiungendo però che “molti hanno chiesto un’OMS più inclusiva e aperta agli attori non governativi”.

La Chan ha garantito che si muoverà a un passo a cui tutti si sentono a proprio agio: “In questo ambito – ha sottolineato – avrete voi il comando e ci guiderete”.
Sulla delicata questione dei finanziamenti, la Direttrice ha detto: “Vi sento forte e chiaro: non volete che le priorità dell’OMS siano stabilite dai donatori o da fondazioni”.
Ha poi esortato i Paesi a discutere e decidere come finanziare il processo di riforma e più in generale l’OMS, rivedendo anche il modello dei contributi obbligatori e volontari. Riassumendo, la Direttrice Generale ha proposto che il Segretariato – sotto la sua responsabilità – si faccia carico di elaborare il piano per la riforma amministrativa, che verrà presentato comunque all’Assemblea per la decisione finale, e che i Paesi – suddivisi in tre gruppi di lavoro – si facciano carico di tracciare le linee relative ai seguenti aspetti:

  • governance dell’OMS (ruolo e funzionamento degli organi di governo, priorità di azione)
  • Forum Mondiale della Salute
  • valutazione indipendente dell’OMS.

Infine, è stata ribadita la ferma intenzione di procedere in modo inclusivo, sia utilizzando le riunioni del Consiglio Esecutivo, che sono aperte a tutti i Paesi membri, sia predisponendo strumenti di consultazione online ad hoc. I tempi delineati per le azioni sono molto stretti: ad agosto ci sarà il primo dei sei incontri dei Comitati Regionali, ed è necessario avere per tempo proposte concrete sulle quali poter raccogliere contributi e spunti.
La discussione sui punti proposti è durata oltre cinque ore. Numerosi Paesi europei, tra cui Estonia, Svizzera, Francia, Germania, Norvegia e Regno Unito, hanno partecipato e notevolmente influenzato il processo, così come gli Stati Uniti. Voce apparentemente minore, ma molto significativa perché spalleggiata dal Brasile (che non è attualmente membro del Consiglio), è stata quella dell’Ecuador, che ha strategicamente approfittato della pausa pranzo per preparare una bozza di risoluzione, anticipando così gli altri e riuscendo a essere più incisivo. Per conto dei Paesi “ultimi” si sono espressi soprattutto India, Zimbabwe e Sudafrica, raccomandando a più riprese di strutturare il processo consultivo in modo da garantire la reale partecipazione di tutti. Le delegazioni di molti Paesi a basso e medio reddito non hanno infatti risorse sufficienti per viaggiare più volte a Ginevra, possono avere difficoltà a utilizzare strumenti di consultazione online, e sono spesso insufficienti come numero per poter seguire parallelamente più gruppi di lavoro.

I punti principali emersi dalla discussione sono stati la ferma volontà di utilizzare le strutture esistenti, in primo luogo il Consiglio Esecutivo, i Comitati Regionali e anche le missioni permanenti a Ginevra, evitando la creazione di organi aggiuntivi o di processi paralleli. Dalla Svizzera in particolare è giunta la richiesta di una completa trasparenza del processo, evitando dunque consultazioni informali. Sulla questione dei finanziamenti, il consenso sulla necessità di sostenere la riforma esclusivamente con fondi dei Paesi è stato unanime, e Svizzera, Germania, Norvegia, Stati Uniti e Sudafrica si sono detti – con varie sfumature – pronti a contribuire.
Per quanto riguarda la valutazione indipendente dell’OMS, da più parti è stata sottolineata l’importanza di tempistiche che consentano ai risultati di informare il processo di riforma. Non si è invece raggiunta una decisione definitiva su dove orientare la valutazione, visto che per avere risultati in tempi stretti è necessario concentrarsi su un ambito specifico. Le proposte in merito puntano all’ambito del rafforzamento dei sistemi sanitari o della salute materno infantile, possibilmente analizzando processi trasversali (come governance e finanziamenti) che possano dare informazioni esportabili anche ad altri settori. Sempre in tema di valutazione, benché ovviamente non sia emersa pubblicamente, gira piuttosto insistente nei corridoi la voce che una ben precisa e nota agenzia di consulenza sia stata già contrattata da tempo, ben prima dell’Assemblea. Tale notizia – se confermata – minerebbe in parte la credibilità della Direttrice Generale in merito alla reiterata intenzione di non muovere un passo senza consultarsi con i Paesi.
Infine, sul proposto Forum Mondiale della Salute sono state avanzate diverse preoccupazioni. La Francia in particolare ha insistito sulla necessità di garantire trasparenza assoluta rispetto a tutte le implicazioni finanziarie, e di giungere a una definizione precisa dei ruoli, delle responsabilità nonché delle condizioni di coinvolgimento sia dei Paesi membri che dei possibili partner non governativi.
Per giungere a una conclusione operativa entro la chiusura dei lavori, Margaret Chan e la delegazione dell’Ecuador si sono ritirati in privato per lavorare alla bozza di risoluzione, che è stata poi presentata al Consiglio, ulteriormente discussa ed emendata e infine approvata. Le decisioni finali prevedono che il Segretariato predisponga una piattaforma online per avviare le consultazioni ed elabori tre documenti di lavoro sui temi indicati (governance, valutazione e forum). Questi saranno poi presentati ai sei Comitati Regionali, che si riuniranno tra agosto e ottobre, perché vengano discussi e commentati con tutti i Paesi membri. A novembre ci sarà una riunione straordinaria del Consiglio Esecutivo, in cui i tre gruppi di lavoro menzionati elaboreranno ulteriormente le proposte e le indicazioni ricevute. Infine, il Consiglio Esecutivo “regolare” che si svolgerà a gennaio avrà il compito di mettere a punto i documenti definitivi da presentare alla prossima Assemblea, nel maggio 2012.
Rispetto alle discussioni in Assemblea, quella di oggi è stata più concreta e produttiva, ma per certi versi meno equilibrata e partecipata. Su 34 Paesi membri del Consiglio (che, lo ricordiamo, partecipano a rotazione in base a criteri di rappresentatività geografica), e molti altri non membri, le voci più frequenti e influenti sono state tutte di Paesi ad alto reddito, in gran parte europei. Inoltre, c’è un discreto abisso tra la Margaret Chan del discorso conclusivo di ieri (trionfalista e quasi ossessionata dal tributo da portare alla Fondazione Bill e Melinda Gates) e quella di oggi (pragmatica, realista e aperta ai suggerimenti dei Paesi). Distanza di atteggiamenti ma anche distanza di contenuti. Che sia strategia politica non c’è dubbio, dove invece sia posizionata la “vera” Chan è qualcosa che si chiarirà solo – forse – dopo le elezioni del Direttore Generale in programma per il prossimo gennaio per le quali è, per ora, la favorita.

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