Margaret Chan ottiene il via libera dall’Assemblea per il progetto di riforma dell’OMS

Chiara Bodini, Ilaria Camplone
Margaret ChanLa terza giornata dell’Assemblea Mondiale della Sanità si è chiusa in positivo per Margaret Chan, che ha portato a casa l’approvazione dei Paesi membri per il progetto di riforma proposto.

La discussione era iniziata già martedì pomeriggio, aperta da un discorso in cui la Direttrice Generale aveva illustrato la propria visione in maniera estremamente schietta e lucida.

In primo luogo aveva sottolineato il fatto che, benché l’OMS si trovi effettivamente in una situazione di grave difficoltà finanziaria, la riforma ha scopi e obiettivi ben più ampi. In un mondo in rapida trasformazione, e con il moltiplicarsi di attori globali che operano (anche) nel campo della salute, la struttura e l’organizzazione dell’OMS sono ormai limiti gravosi al ruolo di leadership che essa dovrebbe svolgere per mandato costituzionale. Anche se non ci fosse il movente economico, ha ribadito la Chan, la riforma sarebbe comunque necessaria.

Tra i nodi da affrontare:

  • il pesante apparato burocratico che non consente all’organizzazione la flessibilità necessaria per adattarsi e rispondere ai rapidi cambiamenti nelle problematiche di salute.
  • Inoltre, uno staff considerato largamente eccedente rispetto alle necessità reali, da riconfigurare gradualmente riducendo la componente strutturale e aumentando la quota di risorse umane contrattate a progetto.
  • Ancora, la necessità di coordinare meglio i tre livelli operativi (globale, regionale e nazionale), rafforzando in particolar modo – dal punto di vista economico e tecnico – gli uffici dei Paesi a basso reddito.
  • Infine, l’opportunità di ricollocarsi strategicamente in una posizione di leadership rispetto all’affollato panorama di attori – multilaterali, bilaterali e privati – che popolano la scena della governance della salute globale. A questo proposito, l’indicazione più concreta contenuta nel piano di riforma è la costituzione del controverso Forum Mondiale della Salute, a cui dovrebbero partecipare – insieme ai Paesi membri e alle principali iniziative globali per la salute – organizzazioni della società civile così come fondazioni filantropiche e settore privato.

La discussione che è seguita ha visto la maggior parte dei Paesi membri allineata al progetto di riforma presentato, nella convinzione che possa portare verso un’OMS più efficace, autorevole e incisiva.

Tra le critiche più ricorrenti, la mancanza di dettagli su come realizzare nel concreto il piano proposto. Ancora, la necessità di trovare strategie per aumentare la quota di finanziamenti flessibili e allineare il più possibile quelli vincolati alle priorità decise dall’Assemblea. L’Unione Europea si è espressa pressoché all’unanimità in favore del programma di riforma.

Qualche voce più critica è giunta dai Paesi scandinavi, che hanno espressamente richiesto garanzie di trasparenza e rappresentatività per il proposto Forum Mondiale della Salute.

Le obiezioni maggiori sono però state sollevate da Thailandia e Brasile.

L’intervento della Thailandia è stato decisamente “sopra le righe”: con ironia e a tratti sarcasmo, il delegato ha descritto l’OMS come un’organizzazione caratterizzata da funzionari incompetenti e da apparati decisionali obsoleti, alla mercé dei burocrati e controllata nelle linee di indirizzo dai donatori e dal settore privato. Tra le risate e gli applausi degli astanti, l’intervento si è concluso in modo alquanto paradossale: dopo aver esortato i Paesi membri a sospendere i finanziamenti e disertare le prossime riunioni del Comitato Esecutivo e dell’Assemblea, il delegato thailandese ha espresso affetto per la “sorella maggiore” Margaret Chan, e si è in ultimo detto favorevole a una riforma che ha però dichiarato fallimentare. “Siamo felici” – ha concluso – “di fallire insieme”.

Decisamente più coerente la posizione del Brasile, che ha innanzitutto esortato la Direttrice Generale ad ascoltare di più la società civile e meno i donatori privati, e a stabilire rigorose procedure per evitare i conflitti di interesse. Ha, inoltre, ricordato che gli obiettivi fondanti dell’OMS sono perseguire la giustizia sociale e l’equità, al fine di promuovere il diritto alla salute per tutti. E’ stata anche rimarcata, e poi ripresa da altri Paesi, la necessità di finanziare il processo di riforma esclusivamente con fondi strutturali dell’organizzazione, e non con finanziamenti provenienti da donatori esterni, in particolar modo privati. Questo al fine di mantenere il controllo sul delicato processo di aggiustamento interno. Infine, il Brasile si è dichiarato contrario all’approvazione del “piano dettagliato di riforma”, un documento a lungo atteso ma reso pubblico solo pochi giorni prima della discussione in Assemblea. Troppo poco tempo, a detta del delegato, per poterlo analizzare nel dettaglio, soprattutto in passaggi delicati in cui viene esplicitamente detto che l’OMS elaborerà “meccanismi per attrarre finanziamenti dal settore privato”.

Gli ultimi contributi alla discussione sono giunti da quattro rappresentanze della società civile (Medicus Mundi International, People’s Health Movement, World Vision International e Corporate Action International). Con sfumature e livelli di critica diversi, le posizioni presentate hanno sottolineato i gravi rischi e l’illegittimità di un maggiore ruolo dei finanziatori privati (sia fondazioni che industria) all’interno dei processi decisionali dell’OMS, soprattutto in assenza di trasparenza e di meccanismi di garanzia contro i conflitti di interesse.

Dopo ore di discussione, la riforma è stata recepita senza modifiche e approvata all’unanimità. Si apre ora una seconda fase, che Margaret Chan si è impegnata a seguire personalmente, di ulteriori consultazioni finalizzate a stabilire le priorità e le modalità su cui costruire le azioni necessarie alla riforma. Niente verrà fatto, a detta della Direttrice Generale, senza il pieno consenso dei Paesi membri. Il prossimo passo formale avverrà nella riunione del Consiglio Esecutivo del gennaio 2012, in cui – verosimilmente – sarà molto più chiara (e probabilmente definitiva) la direzione intrapresa dalla “nuova” OMS.

Chiara Bodini, Ilaria Camplone. Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale, Università di Bologna.

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