Dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Guglielmo Riva

Nella Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi a Rio di Janeiro nel giugno 2012 è emersa la decisione di promuovere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile con la prospettiva di eliminare entro il 2030 i principali squilibri che affliggono l’umanità. La proposta di J. Sachs.


Nella Conferenza Internazionale sullo Sviluppo Sostenibile denominata Rio +20[1], il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha raccomandato al mondo l’adozione degli Obiettivi sullo Sviluppo Sostenibile (SDG) che potranno essere definiti e presentati nel 2013 all’approvazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in previsione della loro adozione a partire dal 2015. Nell’articolo su The Lancet (vedi risorsa) Jeffrey D. Sachs, consulente speciale delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG)[2]  e Direttore del Progetto del Millennio[3],  propone una sua formulazione preliminare e si candida a svolgere in relazione ai SDG un ruolo simile a quello già svolto per i MDG.

Sachs presenta pregi e difetti dei MDG come lezioni apprese dall’esperienza che hanno la possibilità di influenzare l’esito dei SDG.

I pregi:

  • ampio sostegno e riconoscimento pubblico dopo oltre 12 anni dalla data di adozione degli MDG per la loro semplicità, concisione e concretezza. Gli 8 Obiettivi  sono rimasti nella memoria pubblica più di quanto non sia successo per il documento finale della prima conferenza di Rio del 1992 (351 pagine). Stessa sorte potrebbe peraltro toccare al documento di Rio + 20 The Future We Want (49 pagine, 283 paragrafi)[4].
  •  I MDG costituiscono impegni morali e pratici, ma non hanno la forma di impegni vincolanti. Questi ultimi sono più difficili da definire, richiedono tempi lunghi di negoziazione e possono essere ugualmente disattesi se non vi sono sanzioni in caso di inadempienza, come verificatosi per il Protocollo di Kioto.
  • I MDG possono essere perseguiti attraverso azioni concrete dei governi, del settore privato e della società civile. L’aspetto pratico degli MDG dovuto all’adozione di semplici tecnologie (come zanzariere o sementi ad alto rendimento) ha contribuito al loro successo nei Paesi che hanno raggiunto le mete programmate e in altri nei quali si registrano progressi di diversa entità.

I difetti:

  • la mancata definizione di risultati attesi a tappe intermedie nel Progetto del Millennio che avrebbero assicurato maggior collegamento tra politiche e risultati nei 15 anni di attività (2000 –2015).
  • La carenza di dati accurati e tempestivi su realizzazioni e risultati a disposizione dei politici, degli amministratori e del pubblico. Il sistema informativo per i SDG dovrebbe essere migliorato in modo da garantire dati affidabili con cadenza annuale e, quando possibile, anche con cadenza trimestrale.
  • Il mancato coinvolgimento iniziale del settore privato che dispone di capacità e tecnologie in grado di garantire soluzioni di ampia scala. Il coinvolgimento del settore privato deve essere attivo e di lungo termine ed è necessaria cautela nei casi in cui grandi imprese private perseguano risultati antagonisti allo sviluppo sostenibile.
  • Per i  MDG si è fatto affidamento sulla volontarietà dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS). I risultati sono modesti se si considera che solo alcuni Paesi adempiono all’impegno di investire lo 0.7 % del loro reddito in APS. Per gli SDG, la sicurezza degli investimenti, il cui ammontare è calcolabile in ragione del 2-3-% del reddito globale, deve essere garantita con quote proporzionali al reddito nazionale (come per il contributo alle Nazioni Unite o il rifinanziamento del Fondo Monetario Internazionale) e con i proventi di tasse sulla emissione dei gas serra.

La comunità internazionale sente la necessità di una strategia di sviluppo sostenibile che integri lo sviluppo economico, la sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale. Condizione essenziale per il raggiungimento di risultati nei tre ambiti di attività è il buon governo a livello locale, nazionale, regionale e globale. Sachs propone pertanto l’organizzazione degli SDG sulle tre ampie categorie dello sviluppo economico, della sostenibilità ambientale, dell’inclusione sociale nonché sul buon governo, più una quarta riguardante la governante (il rispetto dello stato di diritto, la trasparenza, etc).  L’interconnessione tra i SDG dovrebbe fare in modo che il progresso in un ambito dipenda dal progresso complessivo nei tre ambiti di attività. La formulazione preliminare dei quattro obiettivi è riportata nella tavola seguente.

Tavola 1 – J. Sachs: Formulazione preliminare dei 4 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile.

SDG 1 : Entro il 2030, se non prima, tutte le persone del mondo avranno accesso ad acqua e risanamento ambientale in modo sostenibile e sicuro, ad adeguata nutrizione, a servizi sanitari di base e ad infrastrutture essenziali quali elettricità, strade e connessione alla rete globale di informazione.

SDG 2: dal 2015 al 2030 tutte le nazioni adotteranno strategie economiche che progressivamente faranno ricorso alle tecnologie sostenibili più sperimentate, a idonei incentivi di mercato e a responsabilità individuali. Il mondo si muoverà insieme verso sistemi di energia a bassa emissione di carbonio, sistemi di produzione di cibo sostenibili, aree urbane sostenibili (inclusa la prevenzione delle calamità), stabilizzazione della popolazione mondiale attraverso scelte volontarie sulla fertilità delle famiglie sostenute dai servizi sanitari e scolastici. I Paesi adotteranno individualmente e attraverso la cooperazione globale un ritmo di attività che consentirà di evitare i maggiori rischi planetari. La comunità internazionale aiuterà i Paesi a basso reddito a sostenere i costi addizionali relativi all’adozione di sistemi sostenibili per energia, agricoltura e altri settori.

SDG 3: ogni nazione promuoverà il benessere e le capacità di tutti i cittadini mettendoli in condizione di esprimere il loro potenziale senza distinzione di classe, genere, origine etnica, religione o razza. Ogni Paese monitorerà il benessere dei cittadini con tecniche di misurazione migliorate che possano riferire in merito alla soddisfazione della vita. Attenzione speciale sarà riservata alla infanzia, alla giovinezza e agli anziani  affrontando le vulnerabilità specifiche e provvedendo ai bisogni di ogni gruppo di età.

SDG 4: i governi coopereranno a tutti i livelli per promuovere lo sviluppo sostenibile nel mondo. Questo obiettivo comporta il rispetto delle stato di diritto, dei diritti umani, della trasparenza, della partecipazione e dell’inclusione sociale nonché l’impegno da parte di valide istituzioni economiche a sostenere gli attori pubblici, privati e della società civile in modo produttivo ed equilibrato. Il potere è mantenuto in gestione fiduciaria per il popolo, non è un prerogativa dello stato.

 

La formulazione dei SDG va considerata un buon punto di partenza per un lavoro che porti alla definizione chiara e concreta di obiettivi, risultati e indicatori. Sachs prevede che il percorso verso lo sviluppo sostenibile richiederà un dibattito planetario e il coinvolgimento di università, settore privato, organizzazioni non governative, governi e specialmente dei giovani che dovranno diventare gli esperti e i dirigenti in una nuova e difficile era. Nella descrizione della situazione esistente e nella sua formulazione degli obiettivi, Sachs esprime considerazioni e commenti che meritano di essere riferiti.

Il grande promotore degli MDG sembra prendere le distanze da questi per puntare sui SDG e afferma:  “I MDG sono rivolti ai Paesi poveri ai quali i Paesi ricchi devono fornire assistenza tecnica e finanziaria. I SDG propongono obiettivi e sfide per tutti. La domanda non è più cosa i ricchi possono fare per i poveri, ma cosa ricchi e poveri possono fare per il benessere di questa e delle future generazioni”.  In altri termini, se per gli MDG si trattava di espandere l’accesso a tecnologie essenziali a favore dei Paesi poveri, per i SDG si tratta di inventare nuove tecnologie e nuovi modi di organizzare l’attività umana in modo da migliorare i livelli di vita e rispettare gli imperativi ambientali sia nei paesi ricchi sia in quelli poveri. Si potrebbe tuttavia obiettare che almeno per l’MDG 7 (Assicurare sostenibilità ambientale) e l’8 (Sviluppare il partenariato globale per lo sviluppo) erano stati già previsti impegni dei Paesi ricchi per la revisione delle loro politiche, impegni  onorati solo in parte.

L’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), strumento fondamentale per il raggiungimento degli MDG, sembra aver perduto importanza nel contesto dei SGD. Sachs critica la volontarietà dell’APS che ha determinato volatilità dei flussi finanziari e inadempienze dei donatori  e prevede nei prossimi 15 anni un flusso di APS decrescente, limitato ai Paesi più poveri e finalizzato al raggiungimento dei MDG,  ipotizzando che la crescita economica consentirà l’eliminazione di povertà, discriminazione e malattie nei Paesi a medio reddito e, in prospettiva, in quelli a basso reddito. La disputa con D. Moyo[5]  che ha denunciato l’inefficacia e gli effetti negativi dell’APS sembra aver mitigato le precedenti posizioni dell’Autore.

Sachs mostra una incrollabile fiducia nel ruolo del settore privato: “Né i MDG né i SDG saranno raggiunti senza la guida delle imprese private grandi e piccole. Le imprese multinazionali hanno punti di forza unici: presenza planetaria, tecnologie di punta, capacità di perseguire soluzioni in grande scala” Pur riconoscendo che molte grandi imprese perseguono politiche contrarie allo sviluppo sostenibile, Sachs sostiene che le imprese debbono aderire ai SDG in modo concreto e misurabile nelle loro politiche, nei processi produttivi e nell’impegno a favore degli stakeholders e astenersi da ogni attività che possa danneggiare lo sviluppo sostenibile. Si dà quindi per scontata l’adesione del settore privato globale ai principi di responsabilità sociale ed etica di impresa che antepongono i diritti degli stakeholders a quelli degli stockholders[6]. Sachs segnala infine la necessità di istituzioni economiche “valide”. Non è dato di sapere se l’aggettivo costituisca un giudizio non favorevole sulle istituzioni economiche esistenti e se alluda alla possibilità di creare istituzioni economiche specifiche per i SDG.

Guglielmo Riva, Medico di sanità pubblica

Risorsa

Jeffrey D Sachs. From Millennium Development Goals to Sustainable Development Goals. Lancet 2012; 379

 

Bibliografia

  1. Rio+20 Conference. United Nations Conference on Sustainable Development (UNCSD)
  2. We Can End Poverty, Millennium Development Goals, 2015:UN Summit, 20-22 September 2010, New York
  3. UN Millennium Project. Investing in development: a practical plan to achieve the Millennium Development Goals. New York: United Nations, 2005
  4. R+20 The Future We Want. Slideshare,  Bernard (ben) Tremblay, 24.06.2012
  5. Moyo, Dambisa (2009). Dead Aid: Why Aid Is Not Working and How There is Another Way for Africa. New York: Farrar, Straus and Giroux.
  6. D’Orazio, Emilio. Responsabilità sociale ed etica di impresa. Notizie di Politeia, XIX, 72, 2003. ISSN 1128-2401 pp.3-27

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