Una giornata particolare. In ricordo di Alessandro Liberati

Luca De Fiore

“La Sanità tra ragione e passione”.  Questo il titolo dell’affollato convegno tenuto a Bologna lo scorso dicembre per ricordare Alessandro Liberati. Cinquecento persone attente e ciascuna a suo modo impegnata in un tifo personale per il relatore preferito: chi ammirato dalla presenza scenica di Richard Smith, chi concentrato su Domenighetti; tanti colpiti dalla visione di Sir Iain Chalmers, vera guida consistente per tutti i presenti; molti sedotti da Gianni Tognoni e dal puntuale richiamo a riportare in un contesto di ordinaria sofferenza ogni ragionamento troppo astratto o dimentico della scelta radicale tra i sommersi e i salvati…


Ai primi di dicembre, due sessioni del congresso della American Society of Hematology (ASH) ad Atlanta sono state aperte da una grande fotografia di Alessandro Liberati, medico, ricercatore e fondatore della sezione italiana della Cochrane Collaboration, scomparso il 1 gennaio dello scorso anno. Ho chiesto a S. Vincent Rajkumar responsabile di questa scelta – e delle due “educational sessions” dell’ASH – le ragioni della sua decisione; così mi ha risposto:

It was an honor for me to open my two education session presentations at the ASH meeting talking about Dr. Liberati – ha spiegato il clinico ematologo della Mayo Clinic -; I told the audience that Dr. Liberati worked all his life for evidence based medicine, and pointed out in his Lancet letter weeks before his death of the major problems with clinical trials in myeloma today.

I chose to do this because Dr. Liberati pointed out what so many of us in the myeloma field should realize – the trials we are doing are often not the trials that patients need. We are not testing strategies. We are no doing head to head trials comparing drugs. We are doing mostly small clinical trials, and the phase III trials we are doing are asking questions that are not strategic. And we continue to rely on surrogate endpoints instead of overall survival. The fact that a person who worked his life for evidence based medicine and one who struggled with myeloma bravely for so many years chose to provide a much needed insight in his letter was very inspiring to me. I am a strong believer in EbM, and very much agree and echo Dr. Liberati’s thoughts in this regard.”

Raramente sono state sintetizzate in modo così efficace le “ragioni” alle quali Alessandro ha dedicato gran parte della propria vita ed è ancora più bello che queste parole siano giunte da una persona che non lo conosceva personalmente.

Sebbene molto qualificato, quello di Atlanta era un convegno tradizionale, per così dire. Raccogliendo la sollecitazione della moglie Mariangela a pensare ad una giornata di riflessione in ricordo di Alessandro, è stato immaginato qualcosa di diverso dalle consuete occasioni congressuali, pensando che anche le “passioni” dell’amico rappresentassero elementi capaci di infondere energia per ripartire per una nuova stagione con un entusiasmo rinnovato. Passioni legate alla letteratura, alla politica, alla musica, al calcio e alla pittura: ambiti evidentemente quasi senza confini così che per garantire all’incontro un riconoscibile filo conduttore si è deciso di discutere le sei parole chiave scelte da Italo Calvino per le sue Norton Lectures alla Harvard University. Six memos for the next millennium raccolti incompleti nelle Lezioni americane: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità. Termini ai quali si sarebbe dovuto aggiungere coerenza, concetto che lo scrittore non riuscì a sviluppare a causa dell’improvvisa e prematura scomparsa.

È apparso subito chiaro come la sfida fosse quella che Alessandro aveva costantemente ricordato: sperimentare. Non si dovrebbe mai perdere l’occasione di fare ricerca, con la fiducia di trovare nuove strade che ci motivino al cambiamento. Così è nato un evento originale, forse straordinario, sicuramente non irripetibile, la riuscita del quale può offrire più di una riflessione a quanti hanno a cuore la crescita professionale e umana del personale sanitario del nostro Paese.

Leggerezza – Il taglio del convegno, il modo col quale sarebbe stato articolato, le forme con il quale sarebbe stato gestito sono stati discussi e concordati durante incontri informali, il primo dei quali svolto intorno alla tovaglia a scacchi di una trattoria bolognese. Lightness anche nei costi: poco più di 15 mila euro, nonostante il pranzo leggero offerto a tutti i partecipanti e la traduzione simultanea. Interamente finanziato da enti e istituzioni pubbliche.

Rapidità – È quella ottenuta dai 21 relatori intervenuti consecutivamente dalle 9,30 del mattino alle 17, quando Renato Balduzzi ha concluso la giornata. Per garantirla,  i curatori delle diverse “parole” hanno interagito continuativamente con i relatori, scambiando punti di vista, invitando alla sintesi, suggerendo immagini capaci di sostituire l’esposizione di concetti complessi.

Esattezza – Non era raccomandata, nelle linee guida fornite agli autori delle letture. Al contrario, aderendo alla convinzione dello stesso Calvino, ciascuna parola non avrebbe dovuto escludere il suo contrario. Così, più che della rapidità si è detto dell’opportunità di rivalutare una giudiziosa, sobria lentezza; allo stesso modo, chi avrebbe dovuto parlare di exactitude ha finito col confrontarsi con l’incertezza, più o meno evitabile, col quale convive la medicina.

Visibilità – Il desiderio di sperimentare ha innescato da subito un meccanismo per cui ci si è divertiti a far vivere il convegno ben oltre la giornata del 14 dicembre, anticipandone i temi con video interviste, proponendo approfondimenti e alimentando una pagina Facebook che ha molto contribuito al precoce “sold out” dei 500 posti disponibili nella sala degli Istituti Rizzoli di Bologna. La scommessa è oggi quella di proseguire, così come sta accadendo, mantenendo vivo un prezioso spazio di dialogo e di confronto.

Molteplicità – Meta-promemoria per la sanità dei prossimi anni, ha felicemente riassunto molti dei temi discussi nelle letture che l’hanno preceduta. Oltre che alla parola, i relatori hanno affidato le loro riflessioni a brani musicali, a immagini di dipinti, a video riprese di sculture, fino ad una vera e propria performance teatrale che significativamente ha aperto la strada all’ultima lettura.

Coerenza – Come sostiene David Weinberger nel suo bel libro La stanza intelligente, un gruppo è efficace se è composto da persone eterogenee che condividono un obiettivo. In questo caso, oltre all’intesa sulla finalità, c’era coesione sui valori e i principi che avevano ispirato la giornata. La consistency è dunque quella che aveva legato tutte le presentazioni, pur formalmente così diverse e personali.

L’originalità della forma non soltanto ha sorpreso e convinto ma è probabile riesca anche a rendere più duratura la memoria dei contenuti trasmessi in un convegno che, per le sue caratteristiche, non ha potuto offrire ai partecipanti gli agognati crediti ECM: mancata rispondenza a specifici obiettivi formativi nazionali, multidisciplinarità, audience ampia e (teorica) assenza di interattività. Come è stato ricordato il 14 dicembre, ancora ragazzo Alessandro non esitò a discutere di metodologia epidemiologica con Alvar Feinstein e di filosofia della medicina con Hans Gadamer. È molto probabile che in conclusione della giornata col suo sorriso dolcissimo avrebbe chiesto al Ministro: “Possibile, Renato, che tutto questo non abbia valore per l’educazione continua della sanità del Paese?”

Luca De Fiore. Pensiero Scientifico Editore

La Sanità tra ragione e passione”.  14 dicembre 2012, Bologna, un convegno per ricordare Alessandro Liberati.

Un commento

  1. Un convegno sicuramente da ricordare. Interessante, coinvolgente. Non conoscevo Alessandro Liberati ma il format mi aveva incuriosito fin dall’inizio e ho deciso di partecipare: è stata una giornata ricca di spunti e di elementi di riflessione.

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