Ius soli
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- 22 Luglio 2013
Se il Presidente del Consiglio Enrico Letta vuol dare un segnale forte a un mondo che ci guarda con crescente compatimento faccia approvare subito dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge sullo Ius soli. È l’unico modo per manifestare solidarietà al ministro Kyenge. E rispetto per il suo ruolo.
A Lampedusa Papa Francesco si è spostato a bordo di una vecchia e consunta Campagnola, un veicolo fuori produzione da 30 anni. A Lampedusa – nella sua prima uscita fuori dalle mura del Vaticano – Papa Francesco ha voluto ricordare le migliaia di vittime delle migrazioni e denunciare l’indifferenza verso le sofferenze degli altri, un’indifferenza di dimensioni globali. “Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affar nostro!”.
Lo straordinario evento della visita di Lampedusa è stato preceduto e seguito da altri eventi che hanno segnato plasticamente il distacco, un vero e proprio abisso, tra la visione di Papa Francesco e le posizioni e i comportamenti di una parte della società italiana, inclusa una parte del mondo cattolico. (Vedi post l’indifferenza globale)
Il primo evento risale al 2 luglio, quando al Consiglio regionale lombardo è stata bocciata dal Centrodestra la mozione presentata dal Patto Civico (primo firmatario Umberto Ambrosoli) con la quale si chiedeva il riconoscimento “dell’assistenza sanitaria di base anche per i minori non regolari” con “l’attribuzione del pediatra di libera scelta e l’erogazione di determinate prestazioni sanitarie per i figli di immigrati extracomunitari senza permesso di soggiorno” (Vedi post).
Il secondo episodio, di portata ben più grave, si verifica il 14 luglio nel corso di un comizio tenuto a Treviglio, dove il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, rivolgendosi al ministro Kyenge, la paragona a un orango (ascolta qui). In un attimo la notizia fa il giro del mondo, che – accompagnata da un’altra di pari gravità, l’impotenza (e la complicità) dello stato italiano di fronte la deportazione di due cittadine kazake (di cui una bimba) – getta nel totale discredito il nostro paese.
Riguardo al rifiuto del Consiglio regionale lombardo i lettori potranno approfondire l’argomento con il post allegato di Salvatore Geraci. La reazione a questo atto di “indifferenza” contro la parte più vulnerabile della popolazione immigrata – i bambini di genitori privi di permesso di soggiorno – è stata forte e immediata. Congiuntamente tre organizzazioni – OISG, SIMM e ASGI – hanno lanciato un appello per “Una pronta applicazione in tutta Italia dell’Accordo StatoRegioni sulla tutela sanitaria degli immigrati a partire dal diritto di ogni minore ad avere il suo pediatra” (leggi qui), che ha riscosso un enorme consenso (hanno sottoscritto l’appello oltre 250 gruppi e associazioni ed è ancora possibile aderire scrivendo a questa mail: aderiscoappello@simmweb.it).
Abbiamo detto che le dichiarazioni razziste e offensive di Roberto Calderoli nei confronti del Cécile Kyenge hanno fatto il giro del mondo. Sui giornali esteri si è rimarcato tanto lo sconcerto per la frase razzista, quanto l’indignazione che ha percorso il nostro paese, a partire dalle più alte cariche istituzionali italiani.
“L’Italia non è un paese razzista – ha scritto lo storico britannico John Foot sul Guardian del 15 luglio – ma è un paese dove il razzismo è tollerato e dove una persona come Calderoli è arrivata a detenere un ruolo istituzionale. Eppure i razzisti non vinceranno, perché il futuro è nell’Italia dei Balotelli e delle Kyenge. L’Italia è un paese multiculturale, che vi piaccia o meno. E quando vedo Roberto Calderoli, non posso fare a meno di pensare ad un razzista ignorante”.
Roberto Calderoli (al pari del Ministro Alfano coinvolto nell’affare kazako) avrebbe dovuto dimettersi come richiesto dal Primo Ministro Enrico Letta (e da più di 140 mila persone che hanno firmato l’appello di Change.org). Ma non l’ha fatto (al pari di Alfano).
“La richiesta di dimissioni di Calderoli da parte di Enrico letta non può essere disattesa – ha scritto Antonio Sciortino su Famiglia Cristiana – e da subito. Sono in ballo l’onore del Paese e la stessa credibilità del Presidente del Consiglio, che ha speso parole pesanti di condanna e non può permettersi il lusso che vadano a vuoto.” Leggi qui Giovedì scorso (18.7) in Senato è stata approvata a larghissima maggioranza, una mozione di solidarietà per Cécile Kyenge. Ottima iniziativa, ma ciò non basta. Perché – oltre a essere in ballo l’onore del Paese e la stessa credibilità del Presidente del Consiglio – è in discussione lo stesso ruolo del ministro Kyenge all’interno del Governo. E il suo ruolo è fondamentalmente legato alla promozione dei diritti degli immigrati, tra questi il più importante e decisivo il diritto di cittadinanza italiana per i bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari (Ius soli).
La notizia buona è che in Parlamento c’è una maggioranza bipartisan favorevole a una soluzione, sia pur mitigata, di Ius soli. La notizia cattiva è che la discussione si svolge in sede di commissione (Intergruppo immigrazione di Camera e Senato) con i soliti tempi biblici incompatibili con l’importanza e l’urgenza del problema.
Se Enrico Letta vuol dare un segnale forte a un mondo che ci guarda con crescente compatimento faccia approvare subito dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge sullo Ius soli. È l’unico modo per manifestare solidarietà al ministro Kyenge. E rispetto per il suo ruolo.
PS. Mentre infuriavano le polemiche sui casi Calderoli e Alfano, è passata quasi sotto silenzio la notizia che Area Sanitaria Caritas di Roma è stata insignita della Medaglia d’oro al Merito della Sanità Pubblica da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Vedi qui.
Il giusto riconoscimento per l’instancabile lavoro svolto da questa organizzazione a favore della salute degli immigrati. Un servizio che è stato sempre di supporto – e mai sostitutivo – nei confronti del settore pubblico.