Via il reato di immigrazione illegale!
- 5
- 3K
- 4 Min
- |
- 7 Ottobre 2013
Gavino Maciocco e Maurizio Marceca
Nella terribile tragedia di Lampedusa è stato chiamato in causa il reato di immigrazione illegale, come possibile causa di ritardo, un eventuale deterrente, nelle operazioni di soccorso. In passato infatti pescatori che si erano prodigati per trarre in salvo i naufraghi nel canale di Sicilia sono stati indagati per favoreggiamento di immigrazione clandestina.
Da troppo tempo il mar Mediterraneo, ed in particolare le coste siciliane, è una tomba per migliaia di persone in cerca di una vita dignitosa, come viene raccontato e documentato, attraverso articoli, dati e testimonianze dirette, dal blog di Fortress Europe[1]. Della fine di tante vite di giovani e bambini risucchiati dall’acqua non si ha conteggio né conoscenza, ma in questi giorni nessuno può sottrarsi alle immagini di lunghe file di corpi avvolti in sacchi sulle spiagge, o di casse raccolte negli hangar degli aeroporti.
Una ecatombe almeno in parte evitabile, se solo l’Europa provasse ad armonizzare le sue leggi sull’immigrazione, ripensare a quelle sull’asilo (la fatidica Convenzione di Dublino – oggi Regolamento 2003/343/CE detto ‘Dublino II’) e ad operare, attraverso la diplomazia e un credibile impegno di cooperazione, per migliorare la fortissima instabilità politica nonché le possibilità di sussistenza di popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
È notizia di queste ore l’annunciata visita del Presidente Barroso a Lampedusa, ma si fa sinceramente fatica a credere che, aldilà di una presenza diplomatica non procrastinabile, questo possa realmente rappresentare una svolta negli inadeguati e ipocriti orientamenti europei. Svolta che pur eminenti personalità politico-religiose, a partire da Papa Francesco (“vergogna”) e dal Presidente Napolitano (“vergogna e orrore”), per finire alla Presidente della Camera Boldrini (con il suo competente passato di portavoce dell’UNHCR) hanno con forza e indignazione invocato.
Il nostro paese, destinato dalla geografia ad essere direttamente toccato dalle migrazioni di popoli infelici, è riuscito, in questi anni, a peggiorare la situazione attraverso leggi e politiche che, nel caso dei respingimenti voluti (e tutt’oggi orgogliosamente rivendicati) dall’allora ministro Maroni attraverso accordi e lauti finanziamenti alla Libia di Gheddafi, hanno mostrato la loro implacabile ferocia e ottusità.
“Perla” giuridica che un’esigua minoranza razzista e xenofoba è riuscita a imporre, attraverso osceni scambi di favori, è l’introduzione del reato di immigrazione illegale (L. n. 94 del 2 luglio 2009).
I lettori di Saluteinternazionale ricorderanno quanti problemi creò questa norma che andava a confliggere con un’altra norma che vieta ai medici che hanno in cura un immigrato irregolare di svelarne alle autorità la condizione di illegalità. Infatti a fronte di un reato perseguibile d’ufficio come è quello introdotto, l’operatore (medico, infermiere, amministrativo,…) in qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, è tenuto alla denuncia dello straniero della cui condizione di irregolarità venga a conoscenza nell’esercizio della propria funzione (artt. 361 e 362 codice penale). Due norme contrastanti – divieto di segnalazione e obbligo di denuncia – che creavano confusione, ambiguità e discrezionalità, su cui prese posizione la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, ipotizzando una eventuale “disobbedienza civile” da parte dei medici ed una azione di sostegno per i medici denunciati perché ‘non denuncianti’ (vedi post e appello).
Un pasticcio all’italiana che si concluse con una serie di prese di posizione di quasi tutte le regioni e alla fine con una circolare del Ministero degli Interni (retto dal leghista Maroni) che chiarì che la nuova legge 94 non ha abrogato l’art. 35 e di conseguenza continua a trovare applicazione, per i medici e per il personale che opera presso le strutture sanitarie, il divieto di segnalare alle autorità lo straniero irregolare che richieda prestazioni sanitarie. (vedi post).
Tutto chiaro? Neanche per sogno. Perché solo burocrati e politici in malafede possono pensare che la gente comune – magari senza conoscere l’italiano e senza permesso di soggiorno – segua il rincorrersi delle norme e delle circolari. Quello che si era sentito alla TV e nei passaparola era che l’immigrato “irregolare” era diventato automaticamente un criminale.
Scrisse Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale: “Il Pacchetto sicurezza (contenente tra l’altro l’introduzione del reato di ingresso e/o soggiorno illegale) avrà come unico effetto quello di fare terra bruciata attorno agli stranieri irregolari, impedendo loro od ostacolando l’accesso a prestazioni e servizi pubblici. Così però si rischia di attentare a diritti fondamentali della persona, e in ogni caso l’unico effetto pratico probabile di queste misure sarà far scomparire ancor più le persone nella clandestinità invece di farle emergere. … Si inseguono e si alimentano paure quotidiane di cittadini indotti a considerare l’immigrazione come una sorta di flagello da cui difendersi solo con misure di ordine pubblico, invece che avere il coraggio di affermare come necessarie, e di cominciare a praticare, politiche di lungo periodo che mirino alle radici del problema”[2].
Dall’entrata in vigore del Pacchetto sicurezza non è stato più come prima e ciò valeva non solo per gli stranieri “irregolari” (che non erano affatto tranquilli nell’avvicinarsi alle strutture sanitarie pubbliche), ma anche per amministratori e operatori sanitari che a seconda delle Regioni e anche all’interno di una stessa Regione mostravano comportamenti diversi nell’applicazione delle norme, al punto che è dovuta – finalmente – intervenire la Conferenza Stato Regioni per mettere ordine su una materia troppo esposta a pregiudizi e arbitri (vedi post).
Nella terribile tragedia di Lampedusa è stato chiamato in causa il reato di immigrazione illegale, come possibile causa di ritardo, un eventuale deterrente, nelle operazioni di soccorso che ha impedito di salvare molte vite. In passato infatti pescatori che si erano prodigati per trarre in salvo i naufraghi nel canale di Sicilia sono stati indagati per favoreggiamento di immigrazione clandestina.
Del resto è di queste ore la notizia che la Procura di Agrigento ha provveduto a identificare e incriminare per immigrazione clandestina i 155 superstiti del naufragio.
Basterebbe ciò per dare una scossa alla politica e emanare immediatamente un decreto per la soppressione del reato di immigrazione illegale.
Sta circolando, in queste ore, un appello per l’apertura di un corridoio umanitario fino all’Europa per il diritto d’asilo europeo che sottoscriviamo e che invitiamo a sottoscrivere.
Gavino Maciocco, Università di Firenze. Maurizio Marceca, medico, membro del Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)
- Vedi fortresseurope.blogspot.it
- Valerio Onida. Le vie del mare e le vie della legge. Il Sole24Ore, 19.05.2009
Va bene il corridoio umanitario se però abbiamo ben presente che anche questo è una soluzione tampone rispetto alla natura del problema. Ciò che andrebbe cambiato è a partire dalle piccole cose, basta pensare che i ricongiungimenti familiari tra fratelli tra stranieri in Italia non è possibile, o addirittura tra una madre e una figlia che deve partorire in Italia.
Occorre far vedere bene i contenuti dell’attuale Legge Bossi-Fini alle persone che non vivono sulla propria pelle gli effetti. L’ignoranza è una delle più importanti piaghe sociali, assieme all’egoismo, all’individualismo e allo strapotere.
SONO D’ ACCORDO CON MIRIAM. LA BOSSI -FINI E’ SOLO UNA “novella”- UN AGGIORNAMENTO -DELLA LEGGE TURCO – NAPOLITANO. CANCELLARLA NON DOVREBBE ESSERE DIFFICILE
Legge sicuramente da rivedere. Ma non vedo quanto possa incidere positivamente su tragedie di questo tipo. In italia come al solito ci focalizziamo su polemiche politiche e non andiamo mai al nocciolo della questione.
Non è una fonte istituzionale ma potrebbe essere un contributo alla comprensione della situazione: http://www.ilpost.it/davidedeluca/2013/10/07/chi-salva-i-migranti-rischia-la-galera/ . Sintetizzo: i precedenti di pescherecci indagati per favoreggiamento all’immigrazione risalgono al 2007 e vedono coinvolti 2 pescherecci tunisini, poi prosciolti dalle accuse.
Non mi riferisco al vostro interessante sito ma domando: quanto certe dichiarazioni di politici sono finalizzate a creare l’humus popolare per mettere mano alla Bossi-Fini? Non negando l’importanza di rivederne i contenuti contesto l’onestà intellettuale con cui ci si appropincua a farlo. La superficialità (espressa attraverso una comunicazione “emotiva” anzichè razionale) e la faziosità non sono dei buoni biglietti da visita per coloro che dovranno riformare la legge, anche in ottica di volerne successivamente spiegare i contenuti e la bontà a chi è della parte “avversa”.
Concordo pienamente e credo che il problema debba essere affrontato da vari punti di vista: abolizione del reato di immigrazione clandestina e revisione della Bossi-Fini, chiusura dei CIE, potenziamento dei controlli sui natanti nel Mar Mediterraneo, anche grazie alle moderne tecnologie, obbligo di soccorso in mare per tutti i pescatori e per la Marina di Malta, apertura di corridoi umanitari per i richiedenti asilo, da smistare in Europa secondo un sistema di quote. E rivediamo i nostri rapporti con le dittature che spingono tante persone a rischiare la vita pur di scappare lontano, come quella Eritrea.