Obamacare

obamacareGavino Maciocco

“Secondo Brooks gli Americani non sembrano abbastanza disperati riguardo all’assistenza sanitaria. Con decine di milioni di persone prive di assicurazione sanitaria e con il resto di noi che paga a caro prezzo per la copertura, uno si chiede quanto più disperati abbiamo bisogno di essere per rendere la riforma desiderabile”.

[da una lettera al New York Times].


Abbiamo allegato a questa Newsletter due post, uno pubblicato all’indomani della rielezione di Barak Obama alla Presidenza degli Stati Unitiche riassume i punti fondamentali della riforma sanitaria e uno recentissimo che fa il punto sul suo travagliato cammino.

Va detto che questa riforma non ha avuto un attimo di pace, basta rileggersi i post che Salute internazionale ha dedicato a questo tema.

Non va, ad esempio, dimenticato che uno dei punti cardine della riforma originaria era l’istituzione di un’assicurazione pubblica (public option) in competizione con quelle private, che avrebbe dovuto preludere alla creazione di un’assicurazione pubblica nazionale (una sorta di Medicare per tutti). Il progetto era così ambizioso che fu subito bloccato dallo stesso partito del Presidente, dalla potente, anche se minoritaria, ala destra del Partito Democratico (Blue Dog Coalition).

La difficoltà nel cammino della riforma si capiscono bene dal livello di consenso che questa raccoglie tra l’elettorato americano (Figura 1):

Figura 1

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Da quando la riforma è stata approvata c’è stata una generale riduzione dei consensi. Non parliamo dei Repubblicani che l’anno sempre radicalmente osteggiata (ma anche quella piccola minoranza a favore 23%, è quasi scomparsa, 7%). Significativo invece il crollo nei consensi tra gli indipendenti dal 49% al 28%. Ma le cose non vanno bene neanche tra i democratici che mostrano preoccupanti repentine oscillazioni  – dal 70 al 55% – ma con un trend temporale in ribasso: dal 78% nell’aprile 2010 al 68%.

Le diverse anime del pensiero democratico sono ben presenti negli articoli e negli interventi dei lettori pubblicati sul New York Times.

L’editorialista David Brooks[1] sostiene, ad esempio, che gli Americani in condizioni “normali” non accettano l’intervento “coercitivo” del governo, come quello dell’obbligo a assicurarsi. Ci sono state delle occasioni in cui questo è avvenuto, come nel caso del Social Security Act del 1935 (che introdusse molte riforme sociali, ma non la riforma sanitaria), ma allora – aggiunge Brooks – gli Americani erano disperati a causa della Grande Depressione.

Interviene il lettore Richard L. Bond, di Portland, Oregon, il giorno di Natale: “Secondo Brooks gli Americani non sembrano abbastanza disperati riguardo all’assistenza sanitaria. Con decine di milioni di persone prive di assicurazione sanitaria e con il resto di noi che paga a caro prezzo per la copertura, uno si chiede quanto più disperati abbiamo bisogno di essere per rendere la riforma desiderabile”. “Io avrei preferito – continua il lettore – un’estensione di Medicare a tutte le età piuttosto che una riforma come quella di Obama basata sulle assicurazioni private con sussidi pubblici.” E conclude: “I profitti a favore dell’industria della salute vanno a spese dei nostri anni di vita”.

Bibliografia

David Brooks.  The Legitimacy Problem. NYTimes.com, 23.12.2013.

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