Anacleto Dal Lago, una guida che vedeva lontano

Dal Lago, Cuamm
Dal Lago e don Mazzucato con Julius Nyerere, presidente della Tanzania dal 1964.

Gavino Maciocco

In Tanzania il Cuamm (Medici con l’Africa) ha realizzato la sua più vasta e riuscita esperienza di integrazione con le strutture pubbliche e con il piano sanitario di un paese africano, ottenendo il riconoscimento di un presidente “visionario” come Nyerere.  


Quando si dice “leader visionario” si pensa subito a qualcuno con grandi capacità di trascinamento e di comunicazione. Anacleto Dal Lago, che ci ha lasciati lo scorso 13 aprile all’età di 91 anni, non era un trascinatore, tanto meno un grande comunicatore. Era una persona timida, schiva e silenziosa, ma pochi come lui hanno esercitato una così potente leadership visionaria nel campo della cooperazione sanitaria internazionale.

Anacleto Dal Lago è stato il primo medico del Cuamm a partire per l’Africa – ospedale missionario di Nkubu,  in Kenya – con la moglie Bruna, nel 1955. Negli anni 50 e 60 i medici partivano per le “missioni” con l’idea di svolgere un servizio utile per popolazioni particolarmente bisognose, ma in genere non si ponevano il problema del ruolo “politico” della loro presenza.  Su stimolo di Anacleto Dal Lago, i medici del Cuamm di Kenya e Uganda, riuniti nel convegno di Nyeri (Kenya, 1968), si posero questo problema, proponendo importanti modifiche all’assetto delle strutture in cui prestavano servizio. Sostennero l’ingresso di esponenti delle comunità locali nelle amministrazioni degli ospedali missionari e spinsero per l’integrazione di questi con le strutture pubbliche e con i piani sanitari dei governi africani,  nell’ottica di poter garantire l’accesso ai servizi sanitari anche alle fasce più povere della popolazione.

La stessa “visione” si ripropose quando Dal Lago nel 1970 tornò in Italia e andò ad affiancare don Luigi Mazzucato alla direzione del Cuamm.   Il Cuamm doveva svolgere un ruolo “politico”, promuovendo un modo nuovo di cooperare,  integrando l’attività ospedaliera con l’assistenza di base e la prevenzione. Era il concetto “visionario” di primary health care  che si affermerà alcuni anni dopo, nel 1978,  con la Dichiarazione di Alma Ata.

La foto a corredo di questo post raffigura Dal Lago e don Mazzuccato con Julius Nyerere, presidente della Tanzania dal 1964 (anno dell’indipendenza del paese) al 1985. In Tanzania il Cuamm ha realizzato la sua più vasta e riuscita esperienza di integrazione con le strutture pubbliche e con il piano sanitario di un paese africano, ottenendo il riconoscimento di un presidente, certamente  “visionario” come Nyerere.

“Visionaria” era anche l’idea di una organizzazione, come il Cuamm, fortemente incardinata nella Diocesi di Padova, ma al tempo stesso libera, aperta, pluralista e mai dogmatica, attenta ai bisogni delle popolazioni – quelle più vulnerabili – e non alle convenienze di una parte.

Anacleto Dal Lago era persona schiva e silenziosa, ma sempre presente e decisiva in tutti i momenti  importanti e nelle innumerevoli situazioni critiche che hanno costellato la lunga vita del Cuamm. E generazioni di medici hanno sperimentato quanto preziosi fossero i suoi giudizi, i suoi ragionamenti rigorosi e suoi consigli. La struttura direzionale del Cuamm aveva in lui un punto di riferimento solido e competente. “Il “tecnico” insuperabile – ricordano a Padova nel giorno della scomparsa –  che ha fatto crescere e reso grande e stimato Medici con l’Africa Cuamm in Italia, in Africa e ovunque presente nel mondo”. La sua lungimiranza è stata messa più volte alla prova e i fatti, addirittura la storia, gli hanno dato ragione.

Dal Lago fece parte della Direzione del Cuamm fino al 2000, anno che coincideva con l’anniversario dei 50 anni di vita dell’organizzazione, che fu celebrato con un convegno tenuto il 26 novembre dello stesso anno.  Per l’occasione fu elaborato un documento dal titolo “Africa nel 21° secolo. Salute per tutti?” (vedi Risorse). Un documento che richiese quasi un anno di lavoro collettivo, che Anacleto rivisitava e correggeva di continuo, fino a giungere alla versione conclusiva che è a tutti gli effetti il suo testamento politico.

Dobbiamo dire grazie e dare riconoscimento a questa splendida figura di servitore umile e straordinario della “nostra” missione a difesa dei più poveri e per la giusta causa del diritto alla salute per tutti”, così si conclude la nota del Cuamm. Ciao Anacleto, e grazie anche per averci insegnato che non si può essere bravi volontari se non si è bravi medici e che non ci può essere carità se non c’è giustizia.

“Nei 50 anni della storia del Cuamm sono partiti più di mille medici, per curare malati e organizzare servizi sanitari. Nel futuro altri partiranno per svolgere queste funzioni , ma ciò non è sufficiente se cure e servizi non sono accessibili a tutti, se i poveri vengono discriminati, se molti per curarsi vanno in rovina.  Accessibilità dei servizi ed equo finanziamento del sistema sanitario sono il nuovo terreno in cui il Cuamm intende impegnarsi, con due linee di azione principali:

  1. Garantire un supporto a lungo termine a ospedali e servizi territoriali contribuendo a coprire i costi ricorrenti e favorendo la crescita delle risorse umane locali;
  2. Stimolare e sostenere forme eque dei sistemi sanitari costruite sulla solidarietà e la condivisione del rischio.

Siamo consapevoli che il Cuamm non può percorrere da solo questa strada. Sono obiettivi di lunga portata e difficili da raggiungere, che richiedono la disponibilità di ingenti risorse finanziarie e il concorso di molteplici attori: i governi e le comunità locali, il governo italiano, le agenzie internazionali, le chiese, altre ONG impegnate nella cooperazione sanitaria internazionale. Il Cuamm mette a disposizione le proprie risorse e la propria esperienza, ma sente anche il bisogno di confrontarsi sui criteri da adottare, in vista di un cammino così impegnativo”
Da “Africa nel 21° secolo. Salute per tutti?”

Risorse Africa nel 21° secolo. Salute per tutti? [PDF: 94 Kb]

6 commenti

  1. Bellissimo ricordo, grazie Gavino! Ed appropriata la citazione del documento del 2000, suo testamento politico.
    Dal Lago “visionario”, degno erede del fondatore Canova!

  2. Mi addolora molto la scomparsa del prof. Dal Lago di cui ho ricordi straordinari, in Uganda e in Tanzania, fino alla arrabbiatura tragico-comica che gli procurai allo Zanzibar Hotel, Zanzibar, durante il mio periodo pembese 1981-83. Vorrei poter abbracciare con affetto il figlio Tito, per anni (decenni?) colonna della logistica CUAMM in Uganda.

  3. Di Anacleto Dal Lago, il “prof.” come lo chiamavano gli studenti del Cuamm, va anche ricordata la straordinaria capacità di insegnare e formare gli studenti all’Università di Padova. Le sue lezioni di Anatomia vedevano le sue aule stracolme di studenti anche di altri corsi perchè sapeva coniugare la teoria con la pratica che gli derivava dalla sua esperienza di chirurgo in africa e perchè offriva queste sue conoscenze con il rigore scientifico ma anche con la semplicità che solo chi è padrone della materia riesce ad avere. Questo “successo” e questa”popolarità” tra gli studenti, unita alle sue doti di ricercatore instancabile, curioso, serio, rigoroso, non gli hanno reso la vita facile tra i cattedratici dell’Università: ed anche questo va ascritto a suo merito. Sono stato suo allievo come studente all’Università e ho avuto il privilegio di assistere ad alcune sue lezioni specifiche per gli studenti del CUAMM. Il ricordo della preparazione della tesi di laurea con lui è per me prezioso: è stato un periodo terribile perchè era meticoloso e pretendeva da chi lavorava con lui la medesima attenzione e dedizione.
    Dire che è stato il mio maestro mi fa sentire tutta la mia inadeguatezza ma spero che non me ne voglia. Grazie prof.

  4. Grazie Gavino per questo articolo sul “nostro” Prof. Dal Lago.
    Io sono partito per la prima volta con il CUAMM nel 2000 (direzione Tanzania) e ho potuto godere dei suoi consigli e dei suoi commenti costruttivi ai miei report che leggeva sempre con molta attenzione sebbene io fossi un giovane medico alla prima esperienza. Ho imparato molte cose da lui dal punto di vista tecnico e anche dal punto di vista umano.
    Ricorderei, tra le sue numerose battaglie vinte, quella riguardante la formazione di infermieri e medici locali. Sembra banale a dirlo ora ma negli anni 60 e 70 e’ stata una vera e propria rivoluzione!

  5. ” Hai visto? Oggi il cielo è color Kenya!” con questo sms mia moglie mi ricordava che quel giorno, il 16 Maggio 2014 il mondo salutava con questo bellissimo cielo, il prof. Dal Lago. E questo pensiero mi ha accompagnato per tutto il giorno, facendo riaffiorare alle mente mille ricordi… dalla mio primo colloquio con lui al Cuamm, dove, ancora studente, mi ero recato per informazioni nel lontano 1979. Poi nel gennaio 82 partimmo proprio per Nkubu e abbiamo vissuto in quella che era stata la sua casa. Ricordo il suo entusiasmo difronte al mio primo tentativo di organizzare il lavoro sul territorio costruendo anche una prima cartina geografica dei luoghi che certo lui conosceva, tanto da dire ” adesso abbiamo anche un cartografo” e il suo sostegno incondizionato quando da capo progetto dovetti occuparmi della ricerca antropologica…Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con lui anche in sede al Cuamm per un anno: allora ebbi l’occasione di spulciare fra i suoi appunti e di scoprire che conservava ancora due righe in riferimento al nostro primo colloquio “sembra intenzionato a partire” aveva appuntato con il suo solito stile scsrno e coinciso. Si professore, sono sempre intenzionato a partire.

  6. Ciao Gavino e grazie. Io sono tra i molti che hanno avuto Anacleto come insegnante di anatomia e poi insegnante di vita, e poi ancora come amico. Non so quale fosse il ruolo che gli era piu’ congeniale. Forse quello di uomo vero, cosi’ come e’ stato sempre, in maniera infaticabile: un silenzioso esempio di come tutti dovremmo cercare di essere. Il fatto che avesse incavolature omeriche con i vari amici e colleghi di una vita (ormai) non fa che confermare che gli umori, i sentimenti, l’influenza autorevole e costante che esercitava, tutto, gli erano talmente connaturati che nei mille aneddoti che potremmo raccontare c’e’ anche molto di noi stessi. Ho sempre pensato a Anacleto e a Don Luigi come la coppia perfetta di un modello di gestione che non si puo’ catalogare, ma solo apprendere con gratitudine. Ciao da lontano…R

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