Allenarsi, da studenti, contro il conflitto di interessi in medicina

big_pharmaNicola Pecora, Susanna Bolchini, Giulia Occhini, Matteo Dameri, Mentre in alcuni Paesi troviamo esempi positivi di come l’università possa intervenire per limitare i contatti degli studenti con Big Pharma, l’università italiana non si cura di questo problema. Un gruppo di studenti di medicina si è posto l’obiettivo di porre rimedio a questa carenza formativa universitaria creando spazi di apprendimento aperti ai colleghi di tutta Italia.


Innumerevoli sono i contatti che uno studente di medicina può avere con l’industria farmaceutica, ma non è detto che per questo sviluppi anticorpi che lo rendano in grado di approcciarvisi con giudizio critico. A lezione sente spesso citare i farmaci con il nome commerciale anziché con il principio attivo, in corsia incontra rappresentanti farmaceutici da cui riceve regali, più avanti nella carriera universitaria partecipa a congressi sponsorizzati dall’industria. Queste relazioni, come dimostrano numerosi studi presenti in letteratura, producono nello studente una percezione positiva del marketing farmaceutico e scetticismo nei confronti delle implicazioni negative che spesso derivano dalle interazioni tra medicina e industria[1]. Una continua esposizione al marketing farmaceutico innesca nel medico un meccanismo inconscio di reciprocità, risultante, ad esempio, nella prescrizione inappropriata di farmaci, e soprattutto di quelli di marca, pur in assenza di un dimostrato beneficio clinico rispetto ai più economici equivalenti. Mentre in alcuni Paesi troviamo esempi positivi di come l’università possa intervenire per limitare i contatti degli studenti con Big Pharma[2], l’università italiana non si cura di questo problema, lasciando che vengano non solo influenzati dall’industria in modo diretto, ma anche indirettamente, incorporando progressivamente i modelli di comportamento che osservano nei loro tutor a tirocinio e nei loro docenti a lezione[3]. I futuri medici non sono quindi preparati a riconoscere e affrontare una situazione di conflitto d’interessi, che Thompson definisce come “un insieme di condizioni per cui un giudizio professionale concernente un interesse primario, tende ad essere indebitamente influenzato da un interesse secondario”[4]. Pertanto, in tali circostanze, è probabile che gli studenti, seppur inconsapevolmente, non sapranno anteporre la salute dei propri pazienti (l’interesse primario) ad una serie di opportunità, siano esse di carriera, profitto economico o prestigio personale. Un gruppo di studenti di medicina si è posto l’obiettivo di porre rimedio a questa carenza formativa universitaria creando spazi di apprendimento aperti ai colleghi di tutta Italia. È il Segretariato Italiano Studenti in Medicina (SISM), un’associazione no profit che si occupa di completare la formazione umana e professionale dello studente di medicina. Sebbene all’interno dell’associazione esistesse già un’attenzione nei confronti del conflitto d’interessi, l’esigenza di affrontare una riflessione più approfondita è emersa per la prima volta durante un incontro internazionale di studenti di medicina nel 2008. In quell’occasione, dal confronto con associazioni nazionali studentesche sia europee che di altri continenti, divenne inderogabile, anche per il SISM, raggiungere una posizione chiara circa il rapporto con l’industria del farmaco. Nel tentare di colmare questo divario con le altre realtà studentesche,la prima idea è stata quella di individuare un piccolo nucleo (task force) interno all’associazione, per analizzare, attraverso una ricerca bibliografica, le problematiche che possono nascere dall’interazione tra operatori sanitari e case farmaceutiche. Questo studio, lungo un anno, ha portato alla stesura e approvazione di un policy statement in cui il SISM dichiara di rifiutare qualsiasi influenza dell’industria farmaceutica sulle proprie attività e che impegna l’associazione stessa a promuovere e organizzare eventi formativi rivolti a studenti di medicina sul tema[5]. Il lavoro di pochi studenti particolarmente interessati è stato dunque il primo passo per una crescita di consapevolezza da parte di tutta l’associazione sul problema del conflitto di interessi. Durante una delle sessioni dell’incontro nazionale di Bari nel maggio 2010 prende forma l’idea di avere un mezzo di approfondimento, di condivisione di informazioni e di lavoro specifico sul conflitto di interessi in medicina. Nasce dapprima una mailing-list per mantenere una rete di contatti e per condividere articoli scientifici, idee e spunti di riflessione;in una fase successiva si avverte la necessità di creare uno spazio fisico in cui potersi confrontare di persona sul tema del conflitto d’interessi insieme a studenti provenienti da diverse realtà italiane. Viene così definita l’agenda del primo evento dedicato al tema, il workshop “Case Farmaceutiche e Conflitto di Interessi nella pratica medica”, grazie alla collaborazione del Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale (CSI), del gruppo No Grazie e di altre importanti figure attive sul tema. Il workshop è ora alla quarta edizione: di volta in volta, una delle 37 sedi SISM, distribuite nelle facoltà di medicina italiane, si rende disponibile per l’organizzazione indicando il luogo dove, per un weekend, si riuniranno decine di studenti di ogni parte d’Italia, richiamati dall’esigenza di comprendere, conoscere e riconoscere gli ambiti in cui potrebbero essere influenzati nelle proprie scelte professionali. Nucleo e pietra miliare dell’evento è la Salute, diritto fondamentale dell’uomo, che però, in quanto “merce da vendere”, risulta sempre più sottoposta alle spietate logiche di mercato. Dopo una serie di sessioni volte all’esplorazione dei contesti in cui può manifestarsi il conflitto d’interessi, grande spazio viene dedicato a una riflessione sulla definizione di etica medica, concetto che non riconosce una interpretazione universalmente condivisa e la cui sostanza perde di astrattezza attraverso l’osservazione critica delle situazioni di conflitto talvolta anche personali, quotidiane e non strettamente legate all’ambito sanitario. Gli studenti non sono spettatori passivi di lezioni frontali: il nome stesso scelto per l’evento – “workshop” – sta ad indicare uno spazio caratterizzato dalla condivisione di informazioni, scambio attivo di idee e opinioni, in cui la differenza tra formatori e formati diminuisce e l’arricchimento è reciproco. Nel tempo questo divario gnoseologico è diminuito anche concretamente: se il primo workshop fu reso possibile grazie all’intervento di relatori esterni estremamente competenti, nelle successive edizioni un numero sempre maggiore di studenti, spesso ex-partecipanti, si è reso protagonista ancor più attivo del processo formativo arrivando a gestire diverse sessioni dell’evento. Il workshop è la sintesi di due elementi di novità. L’innovazione è innanzitutto contenutistica perché si esplica nella conoscenza degli ambiti e dei meccanismi attraverso i quali si generano conflitti di interessi. Tale riflessione porta inevitabilmente ad individuare evidenti carenze del percorso formativo accademico su ciò che concerne il rapporto tra Salute e mercato, gli aspetti epidemiologici e sociologici che caratterizzano la Salute e il ruolo politico dello studente e del medico. L’approfondimento di questi temi tuttavia non avrebbe portato ad una solida conoscenza di quei meccanismi senza una innovazione metodologica. Una delle prime sfide da affrontare è stata infatti quella di lavorare insieme, nonostante la distanza geografica tra gli studenti della varie Sedi Locali del SISM. Il viaggio è iniziato con un percorso di formazione a distanza utilizzando piattaforme online di scambio dati e condividendo impressioni e riflessioni in conversazioni telefoniche di gruppo online. Dalla formazione si sono concentrati gli sforzi sulla costruzione partecipata dei contenuti considerando il background di conoscenze degli studenti e le lacune dei percorsi accademici. Il workshop stesso, infine, è paradigmatico: organizzato secondo tecniche di not formal education, alterna attività in piccoli gruppi e role play a spazi di approfondimento teorico sfruttando il contributo di relatori con importante esperienza sul tema. È quindi uno spazio creato dagli studenti e su misura per gli studenti. Nulla è lasciato al caso anche per quanto riguarda l’organizzazione logistica. Tre giorni di attività in una location low cost per permettere a chiunque di poter partecipare e prestando attenzione agli sprechi: gavetta e tazza portate da casa, stuoino e sacco a pelo per dormire, pranzi, cene e coffee break interamente preparati dal gruppo ospitante, cartelline di carta riciclata e fogli usati da un lato su cui prendere appunti. Questo lo scenario vissuto anche dal giornalista Ranieri Salvadorini, che ha assistito ai lavori della tre giorni del secondo workshop (Ulignano, novembre 2011) e che ha raccontato quest’esperienza in un articolo per “La Repubblica” descrivendo gli studenti “a caccia dei trucchi di Big Pharma”[6]. La caccia continua ancora oggi. Il fenomeno coinvolge studenti che, una volta tornati a casa, hanno l’opportunità di rimettersi in gioco per diventare attori del cambiamento a partire dalla propria realtà locale attraverso il dialogo e il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di colleghi. L’aggiornamento continuo, sia a livello personale che associativo, sta alimentando il dibattito sull’argomento che necessita di nuove occasioni di confronto. Lo scenario attuale mostra infatti una diffusione di incontri locali che rispondono all’esigenza di una formazione più capillare sul territorio italiano e di attenzione alla sostenibilità. Si inscrive in questi obiettivi l’idea di SISM e No Grazie di creare insieme una rete di “esperti” includendo studenti partecipanti alle scorse edizioni e attivisti No Grazie di tutta Italia. Ma non si esaurisce tutto nella formazione. Durante la prima edizione del workshop, infatti, è nato un progetto di ricerca volto a studiare la percezione del conflitto d’interessi tra gli studenti di medicina tramite un questionario. Questo, frutto di quattro anni di lavoro, è stato redatto da un gruppo di studenti e specializzandi in seguito ad un percorso di formazione interamente online; è stato successivamente sottoposto agli studenti di tre Scuole di Medicina italiane (Varese, Bari e Foggia) e attualmente si stanno elaborando i dati ottenuti. Tale progetto, primo nel suo genere in Italia, si pone l’obiettivo di fotografare, con informazioni oggettive, la situazione attuale a livello nazionale sulle conoscenze dei futuri medici e sull’esigenza di formazione sul conflitto di interessi in Salute. Quello che è avvenuto in questi anni e che in questo articolo abbiamo provato a raccontare descrive la nascita di un movimento più che di un semplice workshop. In quest’ottica l’incontro annuale è solo l’evento moltiplicatore di idee e sintesi finale di un percorso di costruzione partecipata di metodi e contenuti che non si esaurisce nei tre giorni ma che si inserisce in un percorso di maturazione di una nuova classe medica, più consapevole e capace di affrontare e gestire i conflitti di interessi.   Nicola Pecora, Medico in formazione specifica in Medicina Generale, Regione Toscana Susanna Bolchini, Medico Chirurgo, Novara Giulia Occhini, Studente in Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Firenze Matteo Dameri, Studente in Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Genova   Bibliografia

  1. Austad KE, Avorn J, Kesselheim AS. Medical students’ exposure to and attitudes about the pharmaceutical industry: a systematic review. PLoS Med 2011;8:e1001037.
  2. AMSA score card Executive Summary 2013
  3. Se Big Pharma corteggia gli studenti in medicina. Saluteinternazionale.info, 24.o7.2013
  4. Thompson DF. Understanding financial conflict of interest. N.Engl J Med 1993; 329: 573-76
  5. Policy Statement Rapporti tra SISM e Case Farmaceutiche
  6. Futuri medici eindignatia caccia dei trucchi di Big Pharma. La Repubblica, 23.11.2011

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