Bruno Benigni. Un maestro

Bruno BenigniCesare Bondioli

Con Bruno Benigni se ne è andato uno degli uomini migliori della politica italiana. Ci mancheranno la sua intelligenza, la sua caparbietà, il suo rigore, la sua ansia di democrazia e giustizia, la sua indefettibile fedeltà alla Costituzione che rimarrà il suo insegnamento più alto.


 

Con Bruno Benigni, deceduto ad Arezzo il 20 agosto scorso, scompare uno dei protagonisti della riforma sanitaria italiana cui ha dedicato l’impegno di una vita da politico, amministratore e operatore culturale.

Maestro elementare formatosi alla scuola di Aldo Capitini, nel dopoguerra milita nel Partito Comunista: uno di quegli uomini – ricorda Tullio Seppilli – “armati della modestia, dell’intelligenza, della coerenza e di una realistica capacità di mediazione e di efficacia operativa che fu probabilmente uno dei migliori esiti del grande e attento processo di formazione e selezione dei quadri messo in opera allora, attraverso tanti strumenti e collettive e costanti verifiche, dal Partito Comunista” (Prima e dopo la centottanta – Documenti dell’Agenzia Regionale di sanità, Regione Toscana, 2014).

Queste qualità si esprimevano in Bruno al massimo grado, facendo di lui un punto di riferimento intellettuale, un “maestro” come in molti hanno voluto ricordarlo in questi giorni, capace di coniugare il quotidiano al generale, allargando l’orizzonte della sua visione fino alla dimensione utopica, a quella “utopia concreta” di cui parlava anche Franco Basaglia – con cui Bruno aveva avuto un costante e dialettico rapporto al tempo della preparazione della 180 – senza mai scadere nell’astrattezza avendo ben saldo il costante riferimento alla Costituzione, ai suoi valori di giustizia sociale, di difesa dei deboli, di affermazione di diritti per tutti.

Questo suo rigore, alieno da qualunque tornaconto personale, ha informato anche tutta la sua attività di pubblico amministratore, forse l’aspetto più conosciuto della sua attività: assessore Provinciale ad Arezzo negli anni ‘70 ha promosso la chiusura dell’O.P. chiamandone alla direzione Agostino Pirella e poi Assessore Regionale cui si deve il primo Piano sanitario della Toscana.

Perché Benigni era uomo delle Istituzioni in cui si declinavano le sue matrici culturali: quella cattolica di servizio ai più deboli ed emarginati e quella comunista, nella nobile accezione dei Padri Costituenti comunisti, rigorosa e ancora una volta di servizio sia che si trattasse di gestire un piccolo comune o di scrivere la Costituzione!

L’attività di pubblico amministratore rischia tuttavia di oscurare la dimensione nazionale di Benigni al cui contributo si devono alcune delle leggi fondamentali della sanità italiana: dalla 833 alla già ricordata 180 (all’epoca Benigni era responsabile del “Gruppo psichiatria” della Commissione sicurezza sociale della Direzione del PCI e successivamente coordinatore per la Sanità dei Gruppi parlamentari della Camera e del Senato per il PCI-PDS) senza dimenticare il suo apporto alla legge sulla sanità penitenziaria e al DPCM dell’aprile 2008 che sancisce il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, cioè al SSN, e apre la strada al “graduale superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari” e ancora i contributi di pensiero e di proposte – attraverso la costante attività del Centro “F. Basaglia” da lui promosso e di cui era Presidente – che hanno preceduto l’emanazione della Legge 81/2014 che fissa la chiusura definitiva degli OPG.

Se infatti vogliamo indicare alcune costanti del pensiero e dell’iniziativa di Benigni in tutta la sua carriera (anche se suona un po’ bizzarro usare questo temine per una persona che, per la sua modestia, di carriera proprio non ne aveva fatta!) possiamo individuarle in alcuni filoni:

  1. realizzazione e aggiornamento della riforma sanitaria alla luce dei cambiamenti politico istituzionali intervenuti dopo la sua approvazione nel 1978. In questo ambito un’attenzione particolare era, ovviamente, ai temi della salute mentale, all’organizzazione e alle problematiche dei servizi e dipartimenti di salute mentale.
  2. Salute in carcere e in OPG (nel 1989, per l’attività svolta nelle carceri toscane nelle funzioni di Assessore regionale della Toscana, il Ministero di Grazia e Giustizia lo insignì di Medaglia d’oro alla “Redenzione sociale” e questo riconoscimento faceva bella mostra di sé nello studio di Bruno accanto alla targa ricordo dei suoi allievi del tempo in cui insegnava in un piccolo paese del Trasimeno).
  3. Prevenzione e medicina di base, con particolare riferimento alla organizzazione dei servizi e al governo locale, per es. alla riforma delle ASL della Toscana che lo vedeva fortemente critico.

Questi sono i filoni in cui Bruno ha profuso la sua competenza e saggezza negli ultimi 13 anni attraverso il Centro di Promozione della Salute “F. Basaglia” di Arezzo (dapprima istituzione della Provincia di Arezzo e dal 2013 onlus) di cui era Presidente dalla fondazione. In questa sua creatura, ancora una volta Bruno ha saputo esprimersi e stimolarne l’attività, in maniera ancora più libera che nel passato non essendo più gravato da compiti politici o amministrativi, esercitando il suo pensiero critico, anche duramente critico rispetto alle tendenze della sanità italiana tanto a livello nazionale che regionale, senza tuttavia mai rinunciare a ricercare la mediazione, mai al ribasso, nell’ottica di coinvolgere e fare progredire le istituzioni direttamente preposte alla gestione della sanità.

Di questo impegno nel centro “Basaglia” sono testimonianza gli oltre 80 convegni e seminari, spesso non puro confronto dialettico ma fucina di proposte operative come nel caso della proposta di Nuovi L.E.A. per la Salute Mentale presentata a Roma nel 2011 o il recupero della memoria storica dell’esperienza psichiatrica di Arezzo con la pubblicazione di un volume – “Utopia e realtà: una memoria collettiva” – diventato documento imprescindibile nella storiografia psichiatrica italiana. Analogamente sui temi del welfare di comunità nei suoi aspetti preventivi, di medicina di base e cure primarie, va almeno ricordato l’impegno di Benigni per le Case della Salute, nate da una sua intuizione e divenute un modello di riferimento nazionale nonchè l’innovativa proposta di legge di iniziativa popolare su “Residenzialità sociale senza emarginazione” presentata alla regione Toscana nel 2009 e purtroppo non recepita dal Consiglio regionale; né vanno dimenticate le numerose iniziative del Centro sui temi dell’organizzazione sanitaria del territorio per “un governo democratico del welfare di comunità”.

Con Bruno se ne è andato uno degli uomini migliori della politica italiana. Ci mancheranno la sua intelligenza, la sua caparbietà, il suo rigore, la sua ansia di democrazia e giustizia, la sua indefettibile fedeltà alla Costituzione che rimarrà il suo insegnamento più alto.

Cesare Bondioli – Centro “F. Basaglia” e Psichiatria Democratica

 

Un commento

  1. Al punto 3 “Prevenzione medicina di base” avrei aggiunto il grande impegno profuso, in qualità di Assessore regionale alla Sicurezza Sociale, nello sviluppo e potenziamento della rete territoriale dei Servizi di Prevenzione, Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (SPISLL), a cui teneva in modo particolare. Personalmente sono a lui legato per l’azione di sostegno che mi ha dato, quando ho lasciato, alla fine degli anni 80, la nicchia sicura dell’Istituto di Medicna del Lavoro di Siena per assumere la responsabilita, ben più gravosa, dello SPISLL della USL di Arezzo. E’ stato il mio mentore ad Arezzo e con lui ho mantenuto sempre stretti contatti nella fatica di strutturare, cercando di dare visibilità e credibilità, a un sevizio che nasceva allora, in osservanza dei dettati della legge istitutiva del SSN (la 833 del 78). Quando nel 1995 si è presentata la possibilità di un mio ritorno a Siena e glie l’ho comunicato ho ricevuto da lui il più bel complimento della mia vita; mi ha detto: “Mi dispiace perchè tu sei uno che ci crede”. In questo eravamo simili perchè anche lui ha sempre fortemente creduto in cio che di grande ha realizzato. Ho accolto con molto dispiacere la notizia della sua scomparsa. Continuerà con il ricordo a far parte della mia vita. Non dimenticherò il suo rigore, la sua umiltà, la sua concretezza. Addio Bruno.
    Franco Loi

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