Covid-19, Lombardia. Il totale abbandono
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- 8 Giugno 2020
Gavino Maciocco
Pazienti e medici abbandonati a sé stessi. Una Regione senza un timone, inefficiente, perfino ridicola nella sua arroganza. Presente in tv e assente sul campo. Ma arriverà il momento di rendere conto.
La Lombardia non solo è la Regione con il maggior numero di decessi
associati alla Covid-19 avvenuti in Italia (oltre la metà del totale),
ma (sinora) anche a livello mondiale.
Maurizio Bonati. “Perché la Lombardia è un outlier”.
“Non è facile trovare nella storia della medicina scelte di politica sanitaria – quali quelle adottate pervicacemente dalla Regione Lombardia – che abbiano avuto effetti così catastrofici sulla salute della popolazione. Ci voleva un evento eccezionale, una pandemia appunto, per rivelarne in tempi brevissimi tutta la sua magnitudo. (…) Qualcuno risponderà di tutto ciò?”.
Questo scrivevamo lo scorso 20 maggio, ma il “redde rationem” sembra non arrivare mai. Non parliamo di quello giudiziario, i cui tempi prevedibilmente biblici forse risarciranno le vittime, ma impediranno di incidere sulla realtà sanitaria lombarda. Parliamo del “rendere conto” politico, a cui i governanti lombardi, responsabili dello scempio, cercano di sottrarsi in tutti i modi e con tutte le forze. Difronte a una così chiara evidenza del disastro – da una parte il disfacimento organizzativo e gestionale della sanità lombarda, dall’altra le sofferenze indicibili delle persone, e le innumerevoli morti evitabili – non una sola voce di scuse, di ammissione di errori, si è alzata dal governo della Lombardia. Anzi tutto finora sembra andare nella direzione contraria.
Lo si è visto nella seduta della Camera del 21 di maggio quando il deputato 5Stelle Riccardo Ricciardi ha criticato la Lega per la gestione della pandemia, con argomenti del tutto condivisibili. Il suo intervento è stato immediatamente coperto dalla gazzarra scatenata dai parlamentari leghisti, al punto che la seduta è stata più volte sospesa. Ricciardi è stato accusato a reti unificate di sciacallaggio, di speculare sui morti. Secondo la bizzarra teoria per cui se ci sono di mezzo i morti non se ne deve parlare politicamente. Anche l’equilibrato Mentana ha partecipato al linciaggio mediatico dell’incolpevole deputato dandogli del “coglione” (salvo poi pentirsi). Ma il massimo l’ha raggiunto il numero due della Lega, Giorgetti, – uno dei principali responsabili politici della catastrofe sanitaria lombarda – che, aggirandosi nel “transatlantico” della Camera, reclamava solidarietà, e la otteneva pure da Roberto Speranza, Ministro della salute (vedi intervista: Ricciardi: “La Lega mi attacca? Ho solo detto che il modello lombardo non ha funzionato”).
Lo si è visto nel Consiglio regionale della Lombardia quando si è trattato di nominare il presidente della Commissione d’indagine sulla gestione della pandemia. Una presidenza che sarebbe dovuta spettare per statuto a un rappresentante della minoranza, ma che è stata assegnata a una consigliera di Italia Viva, la renziana Patrizia Baffi, eletta (scandalosamente) con i soli voti del centro-destra. L’elezione a sorpresa è avvenuta il 26 maggio, lo stesso giorno in cui in una commissione del Senato i senatori di Italia Viva si astenevano sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per la vicenda Open Arms (scambio di cortesie tra i due Matteo?). Dopo dieci giorni, a seguito delle dimissioni dalla commissione dei rappresentanti di PD e Movimento 5 Stelle, la Baffi si è dovuta anche lei dimettere. Si è perso ancora del tempo. A quando l’elezione di un nuovo, legittimo presidente? Non si sa: l’importante è allontanare all’infinito il momento del redde rationem.
Lo si è visto quando, alla vigilia della riapertura dei confini regionali, la Fondazione Gimbe ha denunciato alcune criticità nella raccolta e nella diffusione dei dati da parte della Regione Lombardia, tali da mettere in discussione la decisione del “liberi tutti” (vedi Coronavirus, Gimbe denuncia: la Lombardia sottostima i dati, “falsato” indice Rt. La Regione: parole gravi). La Regione Lombardia invece di rispondere nel merito alle critiche di Gimbe, ha sostenuto che “queste affermazioni sono gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero” e quindi meritevoli di una denuncia per calunnia. Ancora una volta, prendere e perdere tempo. In verità la Fondazione Gimbe ha toccato uno dei nervi scoperti della sanità lombarda: l’assoluta inattendibilità dei dati, per la gigantesca sotto-notifica dei casi di contagio e di morte.
La Regione Lombardia dunque cerca in tutti i modi di prendere e perdere tempo. In attesa che, passata l’emergenza, s’imbocchi una fase di tranquillità epidemiologica. Poi c’è l’estate, poi a settembre ci sono le elezioni. Poi c’è l’economia che deve preoccupare, altro che Covid-19!
Il fatto che nessuno si sia dimesso dopo la catastrofe – neanche l’assessore che si è coperto di ridicolo con le sue dichiarazioni: L’assessore e la strana teoria del contagio – è il segno che i governanti lombardi coltivano davvero la speranza che su quello che è avvenuto in Lombardia nei mesi della pandemia si stenda il velo dell’oblio e che alla fine nessuno sia chiamato a rendere conto. Ma ciò non può e non deve avvenire[1].
Per dare un minimo contributo alla custodia della memoria e alla ricerca della verità presentiamo nel video che segue le testimonianze di due persone direttamente e profondamente segnate dalla Covid-19 lombarda: una paziente, Ivana Graglia, e un medico di famiglia, Irven Mussi.
Il video è il frutto di un webinar organizzato lo scorso 4 giugno dalla Campagna Dico32 – Salute per tutte e tutti! dal titolo “Il diritto alla salute parte dalle comunità. L’importanza delle cure territoriali nella gestione dell’emergenza Covid-19 e nel mondo che verrà”. Gli interventi, coordinati da Chiara Bodini, partono dal minuto 10’ e 30’. Qui il video.
Risorsa
Bonati M. Perché la Lombardia è un outlier. R&P 2020; 36: 51-56
Bibliografia
- La rete Milano 2030 ha raccolto 80 mila firme per chiedere il commissariamento della sanità lombarda
La pagina Facebook preannuncia un’iniziativa pubblica per il prossimo 20 giugno
Caro Maciocco, non credo ti debba ricordare l’enorme stima che ho della tua professionalità (in varie occasioni mi sono sempre trovato concorde con le tue opinioni), ma le accuse rivolte alla Regione Lombardia meriterebbero, da chi dice di praticare la sanità pubblica basata su prove scientifiche, un giudizio più articolato e più documentato (ad esempio cosa hanno fatto i DdP posti a tutela della salute pubblica?). Senza approfondire le conoscenze epidemiologiche e le condizioni locali dell’eccesso di mortalità diventa impossibile attribuire le responsabilità (“disfacimento organizzativo e gestionale della sanità lombarda”) altrimenti si potrebbe ragionevolmente? sostenere che i sistemi sanitari del Molise e della Basilicata siano i migliori del nostro paese. Cordiali saluti Armando Muzzi
Caro Muzzi, ringrazio per le parole di stima che sinceramente ricambio. E confermo il mio giudizio sulla sanità lombarda e su chi l’ha così malamente governata negli ultimi decenni. Infatti il “disfacimento organizzativo” non è stato la conseguenza della pandemia, bensì la causa, attraverso la deliberata, programmata distruzione dell’organizzazione distrettuale e dei servizi di prevenzione. Di ciò – già prima dell’impatto della pandemia – abbiamo ampiamente parlato negli articoli della nostra rivista web. Poi le pesanti responsabilità della Regione Lombardia nel corso della pandemia le hanno evidenziate gli stessi medici lombardi vedi (tra l’altro)
https://www.saluteinternazionale.info/2020/05/unaltra-medicina-di-famiglia/
https://www.saluteinternazionale.info/2020/03/noi-medici-di-bergamo/
Per non parlare delle denunce dei cittadini (la situazione nelle RSA e l’abbandono di migliaia di persone al loro domicilio senza assistenza), che saranno valutate nelle sedi più consone.
La battuta sul Molise e la Basilicata ti assicuro non è spiritosa.
Un cordiale saluto.
Gavino Maciocco
mi iscrivo alla lista degli estimatori di Maciocco.
Il punto è: cosa significa “sanità migliore”? Quali obiettivi ha un SSN?. Ridurre la mortalità e aumentare la aspettativa di vita? ovvio, e i dati in Italia sono buoni. Aumentare la aspettativa di vita in buona salute? meno ovvio ma anche qui pare che in Italia si vada bene.
Migliorare la qualità di vita? difficile elaborare dati.
Di fatto questi tre indicatori sono buoni in Molise, Basilicata, Abruzzo. I grandi esperti (?) ci dovrebbero ragionare. Le cose certe che fanno morire di meno e aumentare la buona vita sono: alimentazione, attività fisica, qualche screening e poco altro.
Sarà l’ora di smettere di parlare di eccellenze? cosa ne facciamo di un trapianto di polmone o di oncologie eccellenti che allungano la vita di 1 mese in condizioni disumane?
quindi, per finire, si deve ripensare al “senso” dei SSN.
Pier Lorenzo Franceschi
MMG in pensione (virtuale) animatore, docente corso di formazione (ahimè non specialità)