Covid-19. Il caso svedese
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- 30 Novembre 2020
Gavino Maciocco
La Svezia di fronte al fallimento della sua strategia basata sul no al lockdown. L’inutile sacrificio di migliaia di anziani.
La strategia anti Covid-19 della Svezia è stata fin dall’inizio la più discussa e controversa: senza lockdown, con bar, ristoranti, negozi vari e spazi pubblici rimasti aperti, con l’implicito obiettivo di raggiungere l’immunità di gregge, per garantire ai cittadini il massimo possibile di libertà e per salvaguardare – con le parole del governo – “jobs, businesses and economy”. Le domande sono: tali obiettivi stati raggiunti? e a quale prezzo?
In un video di 14 minuti Johan Carlson, direttore generale dell’Agenzia svedese di sanità pubblica, presenta le linee generali e le motivazioni della strategia, con le poche, specifiche disposizioni per il controllo della pandemia. Un video in lingua inglese, con sottotitoli in inglese.
Ricapitolando: la strategia anti Covid-19 del governo svedese, suggerita e sostenuta dell’epidemiologo Anders Tegnell, non prevede lockdown sul modello di vari paesi europei, ma solo alcune prescrizioni:
- Divieto di far visita nelle residenze per anziani
- Didattica a distanza per le scuole superiori e la parziale chiusura delle università
- Divieto di riunioni con più di 50 persone
E alcune raccomandazioni:
- Le persone ultra70enni rimanere a casa e evitare i contatti sociali
- Rimanere a casa in presenza di sintomi lievi, e per due giorni dopo che uno si sente bene
- Mantenere il distanziamento fisico
- Lavarsi frequentemente le mani
- Evitare i viaggi non necessari
- Favorire il lavoro a distanza
Da notare che in 14 minuti Johan Carlson non pronuncia neppure una volta la parola “mascherina” (face mask).
“Alla base della strategia del governo svedese”, scrive Haba Habib in uno dei due ampi reportage del BMJ dedicati al caso svedese[1] “sta l’implicita e controversa idea che, piuttosto che contenere la diffusione di un’infezione, un paese può raggiungere l’immunità di gregge consentendo che una parte della popolazione s’infetti, a spese della morte dei più vulnerabili. Ciò non viene detto in maniera chiara e esplicita, ma l’immunità di gregge è l’obiettivo reale del governo svedese”.
L’immunità di gregge avviene quando una grande parte della popolazione (generalmente dal 50 al 90%, dipende dal tipo di infezione) si immunizza nei confronti di un’infezione e produce l’arresto della sua diffusione. Secondo i sostenitori di tale posizione questa strategia è più sostenibile nel lungo termine rispetto alle misure più dure adottate da altri paesi. E all’inizio sembrava funzionare, finché non si è assistito a un crescente numero di decessi: nella settimana tra il 25 maggio e 2 giugno la Svezia è stato il paese con il più alto numero di morti in Europa: una media di 5,29 morti al giorno per milione di abitanti (seguita dal Regno Unito con un tasso di 4,48). Come si può vedere chiaramente dalla Figura 1 il livello di mortalità della Svezia – dall’inizio della pandemia alla fine di novembre – è stato di gran lunga superiore rispetto a quello degli altri paesi scandinavi (tutti in lockdown) e della Germania, e non molto inferiore rispetto alla media degli altri paesi europei (Belgio a parte!). Va notato tuttavia che la Svezia al pari di Norvegia e Finlandia presenta livelli di densità di popolazione molto bassi (rispettivamente 23, 16 e 14 ab/km2), mentre quelli di Italia, Germania e UK sono 206, 232 e 278 ab/km2, e di Belgio è 345 ab/km2.
La mortalità tra gli anziani
In Svezia l’89% dei decessi si è verificato tra le persone con più di 69 anni, metà delle quali sono morte nelle residenze per anziani. Nonostante le prescrizioni/raccomandazioni del governo, il coronavirus ha liberamente circolato in questi ambienti per la mancanza di misure protettive, come le mascherine. Un operatore (anonimo) ha riferito al BMJ: “Il personale lavora fino a 14 ore con livelli di protezione sotto lo standard e continua a lavorare anche in presenza di sintomi”[1].
Ma gli anziani si sono ammalati e sono morti anche all’interno della comunità, soprattutto se esposte al contatto con persone più giovani, come figli e nipoti[2]. In Svezia si sono eseguiti pochi test, si sono considerati non contagiosi gli asintomatici e di conseguenza non sono stati messi in quarantena i “contatti” asintomatici (“The Public Health Agency of Sweden’s website states as long as siblings or other members of the family do not show symptoms of disease they can go to school, preschool, or their workplace.”, si legge nel citato articolo del BMJ), tutto ciò ha enormemente favorito la diffusione del coronavirus tra gli anziani.
Ma altri fattori sono entrati in gioco nell’eccesso di mortalità degli anziani, come la mancanza di terapie adeguate e di ossigeno all’interno delle residenze e l’atteggiamento “passivo” dei medici nei confronti dei pazienti anziani affetti da Covid-19. Yugue Gustafsson, professore di geriatria all’Università di Umea, notava che la percentuale di persone anziane in assistenza respiratoria a livello nazionale fosse più bassa rispetto all’anno precedente, nonostante le persone over 70 fossero le più colpite da Covid-19. Il professore esprimeva lo sconcerto nel constatare la crescente pratica dei medici di raccomandare al telefono la somministrazione di “cocktail palliativi” (a base di farmaci come morfina e midazolam, che inibiscono la respirazione) ai pazienti anziani[1].
Si sono raggiunti gli obiettivi?
Il sacrificio degli anziani e dei soggetti più vulnerabili è il prezzo da pagare nelle strategie che mirano a raggiungere l’immunità di gregge nel caso di infezione da Sars-Cov2. L’impegno del governo di tutelare questa fascia di popolazione non ha avuto successo. Un sacrificio inutile perché, nonostante le politiche di facilitazione della circolazione del virus, i dati ci dicono che i livelli di prevalenza dell’immunità da Sars-Cov2 sono lontanissimi dalle soglie dell’immunità di gregge: 7,1% a livello nazionale, 11,4% a Stoccolma e 6,3 a Göteborg[3].
Ma il sacrificio degli anziani, il prezzo da pagare per tenere aperta la società, non è servito neppure a tutelare il business e l’economia: nel secondo trimestre* del 2020 il PIL della Svezia è calato dell’8,6%, una riduzione peggiore rispetto a Finlandia e Norvegia (leggi qui e qui).
La seconda ondata
Alla fine di ottobre la seconda ondata è arrivata anche in Scandinavia. In Svezia, a causa dell’aumento dei casi, delle ospedalizzazioni e delle morti, nella maggioranza delle province, a partire dal 12 novembre, sono state adottate misure più restrittive: limitazioni nell’uso dei mezzi pubblici, no al contatto fisico con persone estranee al nucleo famigliare, massimo di otto persone ai tavoli di bar e ristoranti. La regione di Uppsala ha imposto restrizioni più dure e ha parlato di “local lockdown”, suscitando l’ira dell’Agenzia svedese di sanità pubblica che non vuole sentire neppure nominare il termine lockdown, e ha derubricato le misure come “stricter guidelines”[2].
I dati degli 14 ultimi giorni (fonte: Ecdc) parlano di 263 decessi in Svezia, contro 63 in Danimarca, 34 in Norvegia e 24 in Finlandia. Come scrive il Financial Times, il rapporto tra Governo svedese e Agenzia di sanità pubblica (che non accetta modifiche alla sua strategia) si sta incrinando. Ciò che preoccupa il Governo è il crollo di fiducia della popolazione sulla gestione della pandemia: ad aprile il 73% degli svedesi approvava le politiche del governo, a novembre il consenso è calato al 42%.
Bibliografia
- Habib H. Has Sweden’s controversial covid-19 strategy been successful? BMJ 2020;369:m2376 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.m2376
- Roxby A, Gure TR. Lesson from Sweden: where can older adults shelter from Covid-19? The Lancet, Published Online October 28, 2020 https://doi.org/10.1016/ S2666-7568(20)30035-0
- Habib H. Covid-19: What Sweden taught Scandinavia for the second wave. BMJ 2020;371:m4456 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.m4456
* Dall’ultima revisione dell’01.12.2020: correzione di “semestre” in “trimestre”
In un recente web seminar Matteo Bruschettini, epidemiologo italiano che dirige il Cochrane Sweden, affermava che la mascherina in Svezia non è stata indicata poiché si ritiene che in pratica, nel suo uso e nel maneggio che comporta nel metterla e conservarla, sarebbe, per gli svedesi, poco sicura.
Abbiamo così appreso una informazione controintuitiva, che consiste nel fatto che gli svedesi sarebbero disciplinatissimi e non necessitanti di normative particolari ma con la mascherina… rischiano di soffiarsi il naso!
Qualunque esperimento prova che la mascherina, se non in ambiente controllato tipo Camera bianca, sia assolutamente inutile. Ora che é passato quasi un anno fa questo articolo è sappiamo che il lockdown ha clamorosamente fallito, la strategia svedese mostra con ogni grafico anche economico sociale che il loro governo di sinistra, non seguendo OMS, ha avuto ragione
Il VERO FALLIMENTO é ITALIANO, noi sia sesti al MONDO COME mortalità, calcolando che prima ci sono Stati Uniti, Brasile, India, Russia e GranBretagna che hanno, tutti una popolazione molto piú alta della nostra vuol dire che noi siamo il paese con la piú ALTA MORTALITA’ AL MONDO. Percui lascerei di parlare della Svezia. Si dovrebbe scrivere articoli sul superfallimento italiano. Aprire gli ospedali chiusi negl’anni passati per poter curare tutti, questo é quello che vorrei leggere, ma é scomodo.
perdonami, ma parli a cavolo. si calcola un TASSO proprio per equiparare diverse dimensioni. il tasso è un rapporto tra morti e positivi, cosa c’entra il numero degli abitanti? il superfallimento è anche il suo che non sa cosa sia un tasso.
Il tasso valutato nell’articolo è per 100 mila abitanti tasso di mortalità, se lo si calcola sul numero di casi si parla di tasso di letalità.
Mi ha tolto le parole di bocca….Bravo !!! L’analfabetismo funzionale fa più danni del Covid purtroppo
Assolutamente d’accordo. Purtroppo è molto facile perché le fonti di informazione ufficiali dare le notizie trascinando il lettore nella direzione del pensiero unico basta sottolineare dei dati e ignorarne altri che sarebbero scomodi!
Fallimento italiano!!! Il resto sono opinioni e parole al vento…è un fatto che ci siano strutture mai aperte ma funzionanti! Chi vuole negare l’evidenza? Io ho anche provato a vedere se mi ammalavo…ma sinceramente ho seti dubbi che sia tutto così chiaro…niente io sono ancora santissima. Fiducia sotto i piedi…
Ha senso sicuramente parlare del fallimento delle politiche italiane nei confronti del nostro sistema sanitario ma ha altrettanto senso parlare della poca moralità degli svedesi che preferiscono far morire i loro anziani per salvaguardare l’economia nazionale. A questo punto vado fiero della maggior sensibilità di noi italiani consapevole che il nostro problema è innanzitutto politico.
Il fallimento è del mondo intero, del maledetto sistema liberista e i suoi legami con la Repubblica Popolare Cinese. Vogliono resettare la popolazione mondiale il Club Bidelberg di cui fa parte il criminale Bill Gates
MAURIZIO. NON PER POLEMIZZARE. MA LE POLEMICHE E LE CRITICHE LE HANNO FATTO GLI SVEDESI AGLI ITALIANI. UNA DOTTORESSA ITALIANA È UN ALTRO ITALIANO. CHE VIVONO E LAVORANO IN SVEZIA. INFORMATI. HANNO PARAGONATO STOCCOLMA CON TORINO.? PARAGONI RIDICOLI. VERGOGNOSI. QUANDO LA SOLA LOMBARDIA HA PIÙ ABITANTI DI TUTTA LA SVEZIA. QUANDO IN SVEZIA CI SONO PIÙ POSITIVI DELLA FINLANDIA E DELLA NORVEGIA MESSE INSIEME. QUANDO LA FINLANDIA HA CHIUSO LE FRONTIERE ALLA SVEZIA. COMODO DIRE CHE TRA GLI SVEDESI E I FINLANDESI NON SCORRE BUON SANGUE. AVETE FALLITO, PIÙ DELL’ITALIA. DICIAMOLA TUTTA. È SMETTIAMOLA CON QUESTE POLEMICHE, CHE NON AIUTANO NESSUNO. SENZA NESSUN RANCORE.
Fallimento della Svezia??? E noi? Con i nostri 70.000 morti e un’economia al collasso? Prima della pagliuzza negli occhi altrui, guardiamo la trave nei nostri!!!
È logico che tutta la propaganda di parte, che viene controllata da chi ci sta privando della nostra vita, spari a zero su chi ( LA SVEZIA) ha dimostrato che non serve a niente la mascherina, il lockdown, il coprifuoco, le zone rosse, perché in un’anno e mezzo, hanno avuto SOLO 12.000 MORTI E 600.000 CONTAGIATI, per contro noi, abbiamo oltre 110.000 morti e oltre 10.000.000 di contagiati,nonostante la schiavitù, prigionieri in casa nostra, con bar, ristoranti, palestre, e molte altre strutture A NORMA DISTANZIAMENTO, sono obbligati a rimanere chiusi, con inevitabile FALLIMENTO DELL’ATTIVITÀ!! Ma cosa aspettiamo a fare una nuova MARCIA SU ROMA ???!!
Io ci starei ad andare a Roma per salvaguardare i nostri diritti no al vaccino obbligatorio e al greenpass
Credo che si debbano confrontare il numero dei decessi con il numero degli abitanti.
Faccio un esempio:
in un paesino di 100 abitanti ogni anno muore una persona.
Quindi 1 su 100.
L’anno successivo muoiono 2 abitanti.
Quindi 2 su 100.
E vero che il numero dei decessi è aumentato del 50% rispetto ai decessi dell’anno precedente.
Ma è anche vero che la mortalità non è del 50% , ma del 2%.
Quindi credo che prima di dire che siamo in una catastrofe, di fare i giusti raffronti, per non incorrere in errori colossali quali le vaccinazioni di massa, quando queste non servono.
Nella Contea di Scania Svezia il 14 dicembre ci sono stati 19.873 casi nella contea di Scania e’ una piccola regione In una piccola cittadina forse ha 20 mila abitanti sono deceduti 986 persone e in tutta la Contea 86.860 +il 18 in un solo giorno 2.289 +altri 67 decessi Considerando che in gli abitanti svedesi nn arrivano a10 milioni di abitanti e’ una strage di esseri umani !!
Hanno avuto a malapena 12.000 morti in tutta la Nazione. Una cifra ridicola se rapportata al fatto che noi abbiamo oltre 110.000 morti, e oltre 10.000.000 di contagiati ( 1 su 6 abitanti ????) . Quindi, tirando le somme, e contemplando il fatto che questa influenza la stanno gestendo “dall’alto” per metterci in ginocchio… se siamo costretti a stare in prigione in casa nostra, con lockdown, coprifuoco, zone colorate e orari in cui ci è vietato uscire…tenendo presente che tutta l’informazione è controllata e pilotata , quali conclusioni possiamo trarre, se non che siamo in una dittatura peggio di quella comunista!!!
se da 1 morto all’anno passi a 2 morti all’anno, significa che il numero dei decessi aumenta del 100%
Meglio una libertà pericolosa che una cattività in sicurezza.
89% dei decessi si è verificato nella popolazione 65+ ma dai? Che scoperta! Il resto diabetici e obesi?
Rinchiudere (per proteggerli) solo gli anziani non è fattibile secondo la dittatura sanitaria?
La Svezia è lì, a ricordare a tutti l insopprimibilita’ della libertà come bene supremo.
Articolo di parte che non tiene conto dei morti che ci saranno post-covid perché la gente non avrà più un lavoro. A l abuso di alcool e droghe è salito alle stelle
Parlate a vanvera , la Svezia in percentuale ha meno morti dell’Italia e non ha mai chiuso niente
Oltre che al cervello anche la matematica non è il vostro forte
Sono tutti lobotomizzati dal terrorismo mediatico di tutta la stampa, radio, TV, in evidente malafede. Intanto nessuno ancora ci ha spiegato VERAMENTE il motivo per cui sono state vietate le autopsie sui primi morti da “covid”… Se le avessero fatte, avrebbero scoperto che si moriva di embolia e trombosi, e non di insufficienza polmonare…ergo, in poche parole, hanno sulla gobba la morte di migliaia di italiani lasciati AGONIZZARE in casa fino all’ultimo, per poi essere torturati inutilmente con tracheotomie, maschere di ossigeno che bruciavano tutta la pelle del viso, intubazioni ecc..ecc.. LI AVESSERO CURATI CON ANTICOAGULANTI, E RIMOSSO LE OSTRUZIONI CORONARIE, SAREBBERO ANCORA VIVI E VEGETI ( ma allo “stato” e all’inps fa comodo fare crepare tutti quelli che dopo una vita di sacrifici, si stavano prendendo la meritata pensione, vero?)
Fantastico articolo di disinformazione… ” Va notato tuttavia che la Svezia al pari di Norvegia e Finlandia presenta livelli di densità di popolazione molto bassi (rispettivamente 23, 16 e 14 ab/km2), mentre quelli di Italia, Germania e UK sono 206, 232 e 278 ab/km2, e di Belgio è 345 ab/km2.” Peccato che il 66% (dico il 66%) del territorio sia boschivo, dunque DISABITATO. Un restante 10% circa sono laghi e fiumi… Se ricalcoliamo la densità tenendo conto ANCHE (e soprattutto) di questi parametri, il discorso cambia, eccome se cambia. Zone come contea di Stoccolma sono popolate come le nostre città, non diciamo baggianate.
I numeri svedesi parlano chiarissimo, hanno comunque meno morti di noi e non hanno i baratri economici che abbiamo e che avremo noi con conseguenze ancora più devastanti sulla vita delle persone. Quei numeri dicono che siamo noi ad aver sbagliato tutto. Quanto al fatto che dite che hanno sacrificato molte persone, direi che la nostra pessima gestione ne ha sacrificati decisamente di più.
Perche dovete per forza dire str
onzate????
Finalmente una persona con le idee chiare,dritto al cuore del problema, altro che fallimenti e storie da giornalisti falliti. Gong..
Gestione pandemia, la Svezia diventa un caso: “Anziani lasciati morire e bimbi usati per diffondere il contagio”
di Donatella Zorzetto
La Repubblica del 12 Aprile 2022
Quando, nel 2020, buona parte dell’Europa stava facendo a pugni con il diffondersi del Covid 19, accusando migliaia di contagi e centinaia di morti, la Svezia era un altro mondo: niente mascherine, scuole aperte, solo raccomandazioni e misure volontarie. Nessuna restrizione legale per evitare il contagio, nemmeno una multa. In seguito il ministro della Salute e degli affari Sociali, durante un’indagine parlamentare, avrebbe ammesso che in realtà “la Svezia non aveva nessuna strategia”.
È un quadro impietoso quello che emerge dal primo studio scientifico sistematico sulla strategia della Svezia nella gestione della pandemia realizzato a due anni dai primi contagi, pubblicato su Humanities & Social Sciences Communications, tramite Nature.com.
Approccio troppo rilassato
Il paese scandinavo è stato sotto i riflettori internazionali dall’inizio della comparsa del Covid 19, pesantemente criticato per un approccio secondo molti troppo rilassato.
Perché mentre gran parte dell’Europa ha imposto severe restrizioni alla vita pubblica per arginare la diffusione del virus, la Svezia si è distinta per non essersi mai fermata del tutto e per non avere mai imposto rigide politiche di distanziamento sociale.
“Invece, ha lanciato misure volontarie basate sulla fiducia e sul folkvett, traducibile con buon senso – ha spiegato i Marta Paterlini, Neurobiologa presso il Karolinska Institute a Stoccolma e giornalista scientifica -. In pratica ha consigliato alle persone sopra i 70 anni e ai gruppi a rischio di evitare i contatti sociali; ha raccomandato a chi poteva di lavorare da casa, di lavarsi le mani regolarmente, di attuare un distanziamento fisico di due metri e di evitare viaggi non indispensabili. I confini e le scuole per i minori di 16 anni sono rimasti aperti, così come i negozi e molte aziende, compresi ristoranti e bar”.
Sotto accusa l’Agenzia di Sanità Pubblica
La pandemia è stata gestita dalla Agenzia di Sanità Pubblica (Folkhälsomyndigheten) un organismo indipendente, a cui si è adeguato anche il governo, che a sua volta si è limitato a invitare i cittadini a seguire le raccomandazioni della medesima.
Anche se le autorità della Agenzia di Salute Pubblica hanno sempre negato, c’è chi ha visto nella strategia svedese l’intenzione di creare l’immunità di gregge.
Ad aprile dello scorso anno, l’Agenzia aveva previsto che il 40% della popolazione di Stoccolma avrebbe avuto il Covid-19 e acquisito anticorpi protettivi entro maggio. Secondo gli studi sugli anticorpi, condotti dalla stessa Agenzia e pubblicati a settembre, per i campioni raccolti fino alla fine di giugno, la cifra effettiva per i test casuali degli anticorpi era solo dell’11,4% per Stoccolma, del 6,3% per Göteborg, le due maggiori città, e del 7,1% in media in tutta Svezia, rivelando come l’immunità di gregge fosse ancora un miraggio.
Covid: decessi 3 volte più alti delle stime ufficiali
11 Marzo 2022
“La lotta svedese al Covid? Un fallimento”
Proprio in questo contesto si cala lo studio scientifico sistematico sulla strategia nazionale, realizzato a due anni dai primi contagi, che non indugia a definire la lotta svedese alla diffusione del Covid-19 un vero e proprio “fallimento”. La prova la fornisce un primo dato eclatante: “Un tasso di mortalità che nel 2020 è stato di 10 volte superiore rispetto alla vicina Norvegia”. Lo studio ha visto coinvolti scienziati di Università del Belgio, della Svezia e della Norvegia, riuniti in un gruppo multidisciplinare che comprendeva esperti in epidemiologia, medicina, studi religiosi, storia, scienze politiche e diritti umani.
Le tesi sostenute dal rapporto
Decisioni sanitarie definite “discutibili”, mancanza di trasparenza delle autorità svedesi e persino “segretezza, insabbiamento e manipolazione dei dati”.
Queste sono alcune delle tesi avanzate dai ricercatori dello studio, riferite appunto alle strategie anti-Covid messe in atto nel Paese che, durante il periodo pandemico, aveva scelto di evitare chiusure diffuse per limitare i danni economici, tentando la via della cosiddetta immunità di gregge naturale e senza imporre mai lockdown o ancora limitazioni alle libertà movimento dei cittadini. Ma, piuttosto, puntando sulla responsabilità individuale e non su imposizioni a livello governativo.
La scelta di “lasciar fare”
La strada del “laissez-faire ha avuto un grande costo umano per la società svedese”, sottolineano gli esperti, evidenziando come differenti lavori di ricerca abbiano dimostrato che “i costi umani sarebbero stati significativamente inferiori in Svezia se fossero state attuate misure più severe, senza impatti più dannosi sull’economia”.
Le osservazioni sono arrivate dopo l’attenta valutazione di “articoli scientifici rilevanti, sottoposti a revisione tra pari, pubblicati sulla gestione della pandemia in Svezia e negli altri Paesi nordici” e anche attraverso l’analisi di “tutte le conversazioni via e-mail, gli ordini del giorno delle riunioni, gli appunti delle riunioni e i comunicati stampa delle parti interessate coinvolte nel processo decisionale a livello nazionale”.
Covid, la scoperta svedese: chi guarisce e si vaccina ha più anticorpi nel naso che nel sangue
di Donatella Zorzetto
26 Ottobre 2021
Fusione criticata
Una delle cause della “disfatta” in campo pandemico, sottolinea ancora lo studio, è il fatto che “la massima autorità sanitaria svedese, l’Agenzia di sanità pubblica locale” appunto, sia stata “fusa con l’Istituto per il controllo delle malattie infettive”. Come conseguenza, la prima decisione del nuovo capo, Johan Carlson, è stata quella di licenziare e trasferire i sei professori dell’autorità al Karolinska Institutet, svuotando di fatto l’Agenzia delle necessarie competenze per affrontare un’emergenza sanitaria della gravità di quella scoppiata con il Covid.
Agli anziani morfina invece dell’ossigeno
Un atto di accusa che non risparmia nessuno. Il rapporto dice molto altro: “La legislazione obbligatoria è stata utilizzata raramente; le raccomandazioni basate sulla responsabilità personale e senza alcuna sanzione erano la norma”. Sino all’affermazione più forte: “A molte persone anziane è stata somministrata morfina invece dell’ossigeno, nonostante le scorte disponibili, ponendo fine alla loro vita”.
o studio prosegue evidenziando i punti negativi criciali della strategia anti-Covid svedese: “La decisione di fornire cure palliative a molti adulti anziani è molto discutibile; pochissimi anziani sono stati ricoverati per il Covid 19. Un trattamento appropriato (potenzialmente salvavita) è stato negato senza esame medico, e senza informare il paziente o la sua famiglia o chiedere il permesso.
Molti funzionari hanno continuato a negare ogni responsabilità, e c’è stata solo una limitata protesta pubblica in Svezia quando questo è venuto fuori, la narrazione comune è che quelli nelle case di cura sono destinati a morire presto comunque”.
I bambini usati per diffondere l’infezione
Ma un’altra grave inadempienza emerge dall’indagine. “L’Agenzia della Salute Pubblica ha negato o declassato il fatto che i bambini potessero essere infettivi, sviluppare malattie gravi, o guidare la diffusione dell’infezione nella popolazione – evidenzia il rapporto -. Mentre le loro e-mail interne indicano il loro obiettivo di usare i bambini per diffondere l’infezione nella società”.
Dallo studio, inoltre, risulta che “durante la primavera del 2020, molti individui non sono stati ricoverati negli ospedali e non hanno nemmeno ricevuto un esame sanitario poiché non erano considerati a rischio, con il risultato che gli individui sono morti a casa nonostante avessero cercato aiuto”.
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23 Dicembre 2021
“Segretezza e insabbiamento”
A tutte queste osservazioni se ne aggiunge un’altra: “C’erano istruzioni di triage disponibili nella regione di Stoccolma, che mostravano che gli individui con comorbidità, indice di massa corporea superiore a 40 kg/m2, età avanzata (80+) non dovevano essere ammessi in unità di Terapia intensiva, poiché “era improbabile che si riprendessero”.
Infine, oltre alle decisioni sanitarie discutibili, lo studio mette in evidenza la mancanza di trasparenza delle autorità svedesi, e parla addirittura di “segretezza, insabbiamento e manipolazione dei dati”. E fa un esempio: “Anche se molte delle persone coinvolte hanno dichiarato pubblicamente che le maschere facciali non erano necessarie, o addirittura pericolose o controproducenti, hanno poi affermato di essere sempre state a favore del loro uso”.
Cosa fare?
Dunque cosa dovrebbe fare la Svezia per uscire dal vortice delle decisioni sbagliate assunte durante i due anni di pandemia che si è lasciata alle spalle? Il rapporto suggerisce una possibile via d’uscita: “Se la Svezia vuole fare meglio nelle future pandemie, il metodo scientifico deve essere ristabilito, anche all’interno dell’Agenzia di sanità pubblica – sottolinea -. Probabilmente farebbe una grande differenza se venisse ricreato un Istituto separato e indipendente per il controllo delle malattie infettive”. E conclude: “Raccomandiamo che la Svezia avvii un processo autocritico sulla sua cultura politica e sulla mancanza di responsabilità dei decisori per evitare futuri fallimenti, come è accaduto con la pandemia di Covid-19”.