Carlo Urbani: 20 anni dopo

Claudia Cosma

Nel marzo 2003 moriva a Bangkok Carlo Urbani, il medico che per primo riconobbe e isolò il coronavirus, responsabile della prima epidemia SARS. “Urbani è la testimonianza di come il coraggio e la dedizione, anche a costo della proprio vita, possano divenire esempio per tutti” (Sergio Mattarella).

Negli anni del Covid non è difficile imbattersi nel racconto o nel ricordo eroico di un medico che lotta contro una pandemia. L’ultimo triennio ha imposto un enorme sacrificio a ciascun operatore sanitario attivo in prima linea nel contrasto alla diffusione e ai sintomi del virus arrivato da Oriente. Questa definizione si rivela particolarmente calzante per un medico italiano che 20 anni fa con grande intuito e una punta di risolutezza sbarrò l’accesso in tempo al predecessore del Covid: la Sars.

Quel medico si chiamava Carlo Urbani, morto proprio durante l’epidemia del 2003, ricordato in occasione del ventennale della sua scomparsa dal Capo dello Stato e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nato a Castelplanio (Ancona) nel 1956, laureato in Medicina, specializzato in malattie infettive e tropicali, esperienze in Africa e con Medici senza frontiere dal 1996 in Cambogia, nel 2003 si imbatté in Vietnam nel maggior focolaio di polmonite atipica (come inizialmente venne qualificata) al di fuori della provincia cinese di Guangdong.

Significativa la concatenazione che permise di arrivare alla scoperta della nuova malattia e all’adozione puntuale delle contromisure. Alla fine di febbraio all’ospedale di Hanoi, il dottor Olivier Cattin restò stupefatto dai sintomi riscontrati in un uomo d’affari americano, Johnny Chen, reduce proprio da un viaggio nel Sud della Cina. Inizialmente i sintomi lo portarono a pensare a un caso di influenza aviaria. D’altra parte in quei giorni circolavano indiscrezioni su un focolaio di H5N1 che si stava sviluppando a Guangdong, fra preoccupazioni di ordine sanitario e timori per lo più fondati sulla nebulosità dell’apparato del partito comunista cinese. Cattin chiamò dunque Urbani, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fin dal 1993, che finì per rafforzare i dubbi del collega. Una cautela che si rivelò ben fondata (1). Le perplessità di Cattin e Urbani si tradussero presto in un allarme generale ad Hanoi e in Vietnam quando 10 dipendenti dell’ospedale improvvisamente si ammalarono della polmonite misteriosa. L’infettivologo di Castelplanio, su impulso anche del dottor Hoshitani allora funzionario della WHO di stanza a Manila, raccolse i campioni biologici dei pazienti.

Sul piano diagnostico fu il momento della svolta, ma a imprimere una radicale sterzata al corso dell’epidemia fu la decisione di Urbani, affiancato dalla direttrice della WHO ad Hanoi, Pascale Brudon, di rivolgersi fra il 7 e il 9 marzo direttamente al viceministro della Salute Nguyen Van Thuong per esortarlo ad adottare misure drastiche di prevenzione: protezioni individuali per gli operatori sanitari, isolamento per i casi sospetti di polmonite atipica, vigilanza alla frontiera. L’esponente del governo di Hanoi provò a resistere all’assedio, il colloquio secondo le ricostruzioni del tempo più che i toni felpati del confronto fra funzionari si tramutò presto in una severa strigliata contro i tentativi di temporeggiare. Così dopo alcune sterili obiezioni, basate su un imprecisato parere di alcuni esperti locali convinti che la malattia altro non era che la relativamente innocua influenza di tipo B, il viceministro capitolò e fu convinto da Urbani ad adottare misure vigorose. Un passaggio economicamente costoso, ma politicamente ancor più ardito: il governo vietnamita di fatto decise di mettersi in aspro contrasto con Pechino, che pensava bene (anche) in quei giorni di gestire l’emergenza sanitaria alla stregua di un affare interno di famiglia.

La tempestività dell’intervento di Urbani si rivelò, invece, salvifico: scoperto il virus e introdotte misure efficaci, la corsa della Sars fu fortemente smorzata consentendo al Vietnam di annunciare per primo la liberazione dal virus.

Al tempo stesso, però, la vittoria sulla Sars avvenne al caro prezzo della vita di Urbani stesso. Il medico di origini marchigiane l’11 marzo del 2003, durante un volo diretto da Hanoi a Bangkok venne colpito dai primi sintomi del contagio. Si mise a sua volta in isolamento e, come tributo ulteriore della sua vita alla scienza, sollecitò i colleghi a prelevare i suoi campioni biologici affinché si continuasse a indagare sui meccanismi di funzionamento del virus. Morì in Thailandia 18 giorni dopo.

“Il dottor Carlo Urbani non è solo il simbolo della lotta contro la Sars. Urbani è la testimonianza di come il coraggio e la dedizione, anche a costo della proprio vita, possano divenire esempio per tutti”, lo ha ricordato con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso 29 marzo (2).

Tributo e riconoscimento non sono mancati nemmeno dalla WHO, per voce del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus:

“Non c’è lavoro più gratificante che servire l’umanità, e a volte non c’è lavoro più doloroso. Il sacrificio del dottor Carlo Urbani non sarà dimenticato”.

Una promessa mantenuta con l’inaugurazione del museo dedicato all’infettivologo proprio nella sua Castelpiano e al tempo stesso col riconoscimento sempre da parte della WHO che i suoi precoci avvertimenti salvarono molte vite, facendo di Urbani, sono ancora parole di Ghebreyesus, “non solo l’eroe di Castelplanio e dell’Italia, ma del mondo” (3).

 

Claudia Cosma, medico in formazione specialistica, Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Firenze

 

Nota: Foto di Carlo Urbani da ANSA. 

Bibliografia

  1. Elena Cherney and Mark Heinzl, Inside the WHO as It Mobilized To Fight Battle to Control SARS, https://www.wsj.com/articles/SB10518264649952700
  2. Federico Capezzi, Carlo Urbani, “eroe del mondo”, https://www.rainews.it/tgr/marche/articoli/2023/04/carlo-urbani-eroe-del–mondo-925d6efc-e928-42c1-a821-62f855ab8e64.html
  3. Talita Frezzi, Castelplanio, taglio del nastro per il Museo dedicato a Carlo Urbani: l’uomo e l’eroe, https://www.centropagina.it/jesi/museo-carlo-urbani-medico-eroe-castelplanio/

Un commento

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.